Al Senato il caso Berlusconi Epifani: Il Pd é per applicare la Legge Napolitano auspica “esame e riflessione”
Al Senato si apre la vicenda Berlusconi, La Giunta per le Elezioni dovrà affrontare il suo caso. E’, forse, anche per questo che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, fa chiaramente capire che non ne può più di essere tirato in ballo ogni giorno sulla vicenda sulla quale, invece, c’è bisogno di tempo per riflettere e capire bene quali sono i contorni di una situazione che non può essere affrontata solo a colpi di teatro e con dichiarazioni di giornale.
A favorire il clima di “silenziosa“ riflessione non stanno certo contribuendo le dichiarazioni del giudice Antonio Esposito, il Presidente della sezione della Cassazione di fronte a cui é stato dibattuta la sentenza della Corte d’Appello su Berlusconi, le quali, invece, stanno rinfocolando le diatribe tra i fronti contrapposti.
A ben vedere, le esternazioni del magistrato non mutano di una virgola la situazione giudiziaria di Silvio Berlusconi, per quanto inusuali e, persino, sconcertanti esse possano essere valutate, ma non aiutano.
Non aiutano, soprattutto per il clima che contribuiscono a creare. Proprio mentre si sviluppano i primi passaggi, al Senato, che devono essere intrapresi per affrontare la questione della decadenza di Silvio Berlusconi dal suo seggio.
Già si levano, infatti, le prime richieste per una revisione della sentenza mentre il magistrato nega di aver espresso la frase incriminata. Quella, in sostanza, se abbiamo ben capito attraverso il suo accento napoletano un po’ marcato, in cui si dice che la Cassazione ha confermato la sentenza di condanna perché si é ritenuto che Berlusconi sapesse dell’evasione fiscale compiuta dalla sua azienda. Ci sarebbe mancato altro che fosse condannato nonostante non lo sapesse!
Nonostante tutto, così, la polemica continua. Ed è destinata a rinfocolarsi nelle prossime ore con la Giunta per le elezioni del Senato riunita per la prima volta attorno al caso. Nonostante la legge Severino sia chiara al riguardo, e che cioé della decadenza automatica, è prevedibile che il Centro Destra farà di tutto per chiederne la non applicazione.
Il Segretario del Pd, Guglielmo Epifani, chiarisce con una intervista al Corriere della Sera quel é la chiara posizione del suo partito: si applichi la legge:”Non vedo altra possibilità che prendere atto della sentenza e degli effetti che produce, non ci sono strade ed è anche sbagliato cercarle. Ho preferito usare l’arma della chiarezza prendendomi qualche insulto di troppo, ma con tutto il rispetto che si deve alla storia e ai problemi e spesso anche ai drammi di una parte politica, le sentenze vanno rispettate ed eseguite. Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, per quanto possa essere dura. In qualsiasi ordinamento democratico il principio di legalità non può mai essere discusso”.
Anche le dichiarazioni del giudice Esposito, ed il successivo clamore mediatico, dunque, potrebbero contribuire ad aumentare la tensione durante la discussione tra i senatori.
Tutti gli auspici del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, rischiano di finire nel dimenticatoio. Il Presidente, forse anche pensando a tutto quello che sta per sopraggiungere, ha fatto sapere di augurarsi “che non si eserciti su di lui, attraverso interpretazioni infondate e commenti intempestivi, una intrusione in una fase di esame e riflessione che richiede il massimo di ponderazione e serenità”.
La pacata irritazione del Quirinale coinvolge una discreta parte dell’autorevole stampa italiana e serve a mettere i punti sulle i su una vicenda complessa e da cui può dipendere il prossimo immediato andamento della situazione politico istituzionale del Paese.
Se c’è qualcuno cui dovrebbe andare la solidarietà di tutti gli italiani, comunque essi la pensino, è sicuramente Giorgio Napolitano. Non c’è diatriba politica, polemica tra i partiti, vicenda che riguardi i fronti contrapposti del Parlamento italiano che non si risolva in un solo modo. Tutti chiedono l’intervento del Colle.
Tutti gli interessati sono impegnati a tirare dalla propria parte la Presidenza della Repubblica. Giorgio Napolitano è diventato l’esponente politico occidentale con la giacca più stropicciata di tutti e le braccia piene di lividi a causa delle tante mani che cercano di strattonarlo in una direzione o in un’altra.
Chi non è d’accordo con queste riflessioni è sicuramente Beppe Grillo. Il fondatore del Movimento 5 Stelle, chiede infatti a Napolitano “un passo indietro, il passaggio del testimone a un altro presidente che deciderà se sciogliere le Camere o proporre scenari di governo diversi da quello attuale che è insostenibile come Napolitano stesso probabilmente ammetterebbe in privato. Ci sono sempre alternative, signor Presidente, e oggi è necessario voltare pagina”.
Qualcuno potrebbe sostenere che in Grillo sembra di vedere un parente dell’ammalato, impegnato a prendersela con il medico perché una perniciosa malattia si è incuneata tra le fibra del congiunto e lui non riesce a farci molto. Anche perché il paziente, in questo caso, si tratta di una pluralità di pazienti, non vuole proprio sentire ragioni e non sembra molto interessato alla guarigione. Altri, ricordando le lunghe vicissitudine della politica italiana, potrebbero essere tentati di dire a Grillo di stare attento con i suoi giudizi drastici: al peggio non c’è mai fine. E nessun elemento ci può far essere sicuri del contrario, oggi, in Italia.
Così, ancora una volta, indipendentemente dalla propria volontà, Giorgio Napolitano, si trova al centro del crocicchio dove si consumano i drammi e le commedie della politica italiana. Molte volte si tratta di strumentalità. Altre volte di ignoranza. Altre volte, ancora, i giornali non sanno cosa scrivere e, pare, che trasformino le loro opinioni, o previsioni, in fatti certi.
Attribuiti o attribuibili al Presidente della Repubblica. Dopo la “finanza creativa” abbiamo il giornalismo “creativo” che, del resto, non è mai mancato dalle nostre parti.
La vicenda Berlusconi non poteva che confermare, al massimo grado, questo andazzo. Negli ultimi giorni si è sentito chiedere a Giorgio Napolitano di tutto. Persino l’impossibile. Anzi, più una cosa si mostrava, oggettivamente, impossibile e più gli veniva richiesta.
Il mondo berlusconiano è comprensibilmente “nel pallone”. Se è possibile chiamare davvero le cose con il loro nome e dire come stanno. Di fronte all’inenarrabile, cui però potevano pur prepararsi per tempo, se non altro per scaramanzia, la reazione è stata molto umana: si sono rivolti all’unico che, per il suo “status”, potesse almeno ascoltarli senza animo prevenuto.
Quanto sono stati lontani i tempi della diffidenza e dell’ostilità verso questo vecchio ex comunista. Anche se niente nel suo comportamento da persona distinta e d’altri tempi, potesse far ritenere che avesse “mangiato dei bambini” come sembra facessero tutti i veri comunisti.
Come sfumati appaiono nella dimensione del ricordo i momenti in cui il Centro Destra gli negò compatto il voto. Fu la “prima volta” della salita di Giorgio Napolitano al Quirinale. Quanto rimossi sono i larvati, minacciosi impeti nel proporre un “impeatchment” per quello che oggi è diventato, invece, un vero e proprio faro nella tempesta. L’unico punto d’approdo, si spera. Il fatto è che il faro non significa automaticamente la possibilità del salvataggio dal naufragio!
Così, se sbagliano quelli che, tra i seguaci di Berlusconi, aspettano un miracolo intercesso da Napolitano, sbagliano anche quei giornalisti che vogliono enfatizzare un ruolo che il Presidente della Repubblica, non ha, non può e non vuole avere in una vicenda, come quella di Berlusconi, per la quale si deve attingere solo alla Legge ed alla sua applicazione.
Non è un caso che la giornata della salita al Quirinale di Renato Schifani e Renato Brunetta, in rappresentanza di tutto il popolo dolente del Pdl, si sia conclusa senza un comunicato. Non sono cose da trattare sulle colonne dei giornali. A volte lo spirito della saggezza riesce a soffiare dove vuole.
Il Pdl, però, continua a guardare speranzoso verso il più alto Colle di Roma. “Il Giornale”, diretto dal già “graziato” Alessandro Sallusti, rivela tutta intera l’ansia dell’attesa di Giorgio: “Deciderà per il bene del Paese”.
Peccato che dopo la Cassazione non siano previsti altri gradi di giudizio.
Giancarlo Infante