Dopo la sentenza Berlusconi esasperazioni e mancanze di equilibrio La politica italiana tra un estremo ed un altro Letta non si vuol far logorare dal Pdl in crisi

Dopo la sentenza Berlusconi  esasperazioni e mancanze di equilibrio  La politica italiana tra un estremo ed un altro  Letta non si vuol far logorare dal Pdl in crisi

A volte, il cronista vorrebbe essere in ferie e lasciare ad altri l’incombenza di sbrigarsela a capire cosa sta succedendo nella politica italiana. Non è facile, infatti, seguire gli scoppi d’emozioni, alla “Rocco ed i suoi fratelli”, l’inarrivabile pellicola di Luchino Visconti, dopo le decisioni della Cassazione sulla sentenza Berlusconi.

Passioni intense. Fragilità dei personaggi costretti a sostenerle. Un contesto complesso. Spinte e controspinte. Insomma, alla fine, una confusione terribile che, come accadeva nelle famiglie meridionali, sradicate dal loro mondo e trasportate in un diverso contesto sociale e culturale degli anni ’60, si ritrovavano vittime delle loro pulsioni più immediate e finivano per andare, persino, al di là di quello che si intende dire o raggiungere come risultato.

Il Pdl, per ragioni oggettive, sembra il personaggio più gracile del film che si sta proiettando nel contesto conseguente alla sentenza della Cassazione. E’ ovvio! I suoi uomini avvertono, a livello epidermico, prima che razionale, di essere costretti, dopo averne a lungo esorcizzata la possibilità, ad entrare in una nuova fase della politica italiana. Sentono di essere costretti e in procinto di prendere il mare aperto da soli. Sull’onda della fine di un ventennio che, per dirla alla Benedetto Croce, “ sparito quel geniale despota dalla scena che tutta occupava”, porterà alla creazione di nuovi punti di riferimento, anche per loro.

Le reazioni al fato sono, così, emotive, contraddittorie, generose, ma anche autolesioniste. Oltre che rischiose per lo stesso oggetto della loro passione: Silvio Berlusconi. Per fargli del bene, qualcuno di loro, finisce per danneggiarlo.
bondi berslusconi
Le due giornate del “ripensamento”; quelle arrivate immediatamente dopo la sentenza; quelle in cui sono state smentite tutte le rassicurazioni della vigilia e confermate all’immediato ridosso del responso della Cassazione, allorquando si diceva “siamo responsabili”, “distinguiamo i problemi del Paese dai problemi di Berlusconi”, stanno rischiando di gettare allo sbaraglio i fragili e complessi equilibri realizzati sul punto d’incontro rappresentato dal Governo dell’onorevole Enrico Letta.

Un equilibrio raggiunto anche e, soprattutto, dalla volontà e dall’impegno dello stesso Silvio Berlusconi che sembrava, persino, menare vanto della creazione di questo esecutivo considerato impossibile fino a poche settimane fa.

La richiesta di “grazia” subito lanciata da Renato Schifani sembra lontana anni luce dal duro scambio di colpi a distanza ingaggiato dal coordinatore del Pdl, Sandro Bondi, con il Presidente Giorgio Napolitano. Bondi chiede una “soluzione politica” e, poi, parla di “guerra civile”.

Il Quirinale, quello che da altri esponenti del Pdl é individuato come un possibile punto di “pronto soccorso”, è sbeffeggiato ed insolentito. Certo, Napolitano gli ha fatto dare dell’irresponsabile non appena ha sentito parlare di guerra civile. Bondi, che è politico di lungo corso, però, avrebbe potuto chiarire, con spirito di dialogo, con colui che rappresenta l’unità della Nazione. Avrebbe potuto provare a spiegarsi meglio. Invece, ha finito per acuire la tensione. Non solo con Napolitano, ma un po’ con tutti.
napolitano chia avuto
Il Quirinale fa sapere ostentatamente che non c’è in agenda alcun incontro con i due capogruppo del Pdl che pure hanno chiesto di incontrare con urgenza il Presidente Napolitano. I due Renato capi gruppo, Schifani e Brunetta, si devono sbracciare nel difficile compito di calmare le acque. “Con Silvio, ma senza avventurismi”, dice il primo Renato. Arrabbiati, ma non con il Governo, gli fa eco il secondo. C’è pure il rischio, altrimenti, che Giorgio neppure risponda loro al telefono.

I ministri non parteciperanno alla manifestazione subito organizzata a Roma. L’obiettivo è quello di portare almeno 500 pullman. Però, gli uomini di Governo non si faranno vedere per evitare “strumentalizzazioni” spiega l’autorevole Ministro Lupi. Chi glielo dice alla sottosegretaria Biancofiore, una delle più inconsolabili ed arrabbiate sostenitrici di Silvio?

In più, l’assembramento dei seguaci non si terrà più a Piazza Santi Apostoli. No, si raduneranno in via del Plebiscito, sotto l’abitazione di Berlusconi, a Palazzo Grazioli. Si creerà un caos maggiore tutto attorno Piazza Venezia ma, almeno, così, quello che poteva essere indicato come un pericoloso, sedizioso raggruppamento di piazza si trasformerà in una manifestazione di affetto. Andrà in scena proprio sull’uscio romano dell’ex Primo Ministro ed ancora capo del partito.

Enrico Letta è irritato per il fatto che sia stato tirato in ballo il Quirinale. Sostiene che non ha alcuna intenzione di vedere il suo esecutivo logorato, a fuoco lento, sul letto delle sofferenze di Berlusconi. Dice, minacciosamente, che ascolterà “ con attenzione” la piazza berlusconiana, pronto a trarne le conseguenze.
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“Il Giornale” di famiglia, allora, preferisce presentare una versione edulcorata dello stizzito disagio del Presidente del Consiglio e chiosa: “Letta ascolterà il Pdl”. Possiamo illuderci che, allora, è tornata o sta per tornare la “quiete dopo la tempesta”?

“Mala tempora currunt” e non siamo che agli inizi. Mercoledì 7 Agosto, se non accade niente prima, se ne riparlerà dinanzi alla porta della Giunta delle elezioni del Senato dove, con immediatezza, così richiede la legge, si porterà il caso del condannato Silvio Berlusconi, Senatore della Repubblica.

Giancarlo Infante