Accertamenti della Procura di Roma sull’espulsione di Alma Shalabayeva
La Procura della Repubblica di Roma indaga sulle modalità di espulsione di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Ablyazov riportata contro la sua volonta nel proprio paese assieme alla figlioletta di sei anni dopo un’assurda operazione di polizia degna della cattura di Bin Laden. L’inchiesta è scattata sulla base di una relazione del Presidente del Tribunale di Roma che aveva rilevato per l’occasione una serie di anomalie e di omissioni e, soprattutto, una “fretta insolita ed anomala della polizia” nelle operazioni di rimpatrio forzato di madre e figlia e la mancanza di atti che in un primo momento avevano tratto in inganno il magistrato. In Procura si sarebbero svolti alcuni interrogatori al riguardo, e un’alta dirigente della Prefettura di Roma sembra sia stata iscritta nel registro degli indagati. Non si tratterebbe di dolo nè di ipotesi di reato, ma solo della necessità di accertare circostanze e tempistiche ancora poco chiare e contraddittorie.
Da parte sua, il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha scritto al Copasir, la speciale commissione parlamentare che ha il compito di vigilare sull’attività dei servizi segreti, che i “servizi” non erano tenuti a sapere in quanto il dissidente kazako non rappresentava un pericolo per la sicurezza nazionale”. Una puntualizzazione, quella del Premier, che “letta” così non fa una grinza. Ma a questo punto sorge spontanea, e magari ingenua, la domanda su cosa siano invece tenuti a sapere quelli che di fatto, senza giri di ipocrite parole, altro non sono che legittimi organismi dediti alle attività di spionaggio e di contro spionaggio per la sicurezza del paese.
Il presidente del Tribunale era stato incaricato dal ministro Annamaria Cancellieri di indagare sull’operato svolto dal giudice di Pace, Stefania Lavore, che convalidò il 31 maggio scorso il trattenimento al Cie di Ponte Galeria di Alma Shalabayeva. Le indagini aavrebbero rilevato l’assoluta correttezza dell’operato del giudice, ma non quella del dirigente dell’ufficio immigrazione della Questura che sarebbe stato addirittura “introvabile” nei momenti più caldi della delicata decisione. Il “caso”, come si sa, ha già provocato le dimissioni del capo di Gabinetto del ministro dell’Interno, Giuseppe Procaccini e forti tensioni all’interno dello stesso Governo, con una mozione di sfiducia, respinta dal Parlamento, al titolare del Viminale, Angelino Alfano.
Antonello La Monaca