Spionaggio: Francia e Germania non cedono Colloqui tra esperti di spionaggio Berlino- Usa
La crisi tra Usa e Bolivia, quale appendice del caso Snowden/ spionaggio internazionale, sta raggiungendo il diapason. Una volta riuscito a tornare in patria, il Presidente Evo Morales ha riunito nel suo Paese molti rappresentanti di “amici” della zona sud americana ed ha ventilato l’ipotesi che venga chiusa l’ambasciata Usa di La Paz. Questa, però, rischia di non essere la grana principale di Barack Obama che vede fortemente intaccata la propria immagina di uomo portatore di istanze democratiche e liberali in mezzo alla pubblica opinione internazionale.
Francia e Germania non cedono e continuano a tenere sotto pressione l’amministrazione di Washington sulla vicenda che ha creato una situazione davvero critica tra alcuni paesi europei e gli Stati Uniti e messo a repentaglio le trattative in materia di creazione di un grande spazio economico comune tra le due sponde dell’Atlantico. Grazie alla grande capacità di iniziativa politica di Berlino e Parigi le due capitali europee sembrano le uniche in grado di ricevere da Washington l’attenzione ed il rispetto che meritano sul piano internazionale.
Germania e Stati Uniti inizieranno loro colloqui diretti lunedì 8 Luglio. Un gruppo di lavoro congiunto di esperti di intelligence statunitensi e tedeschi inizierà ad esaminare i problemi della protezione dei dati e della raccolta di informazioni operata dalla National Security Agency e messa a nudo da Edward Snowden. La decisione sarebbe stata presa nel corso di una telefonata tenuta tra il presidente Barack Obama e la Cancelliera tedesca Angela Merkel.
Dopo i primi tentativi di negare l’evidenza, e magari di difendersi sostenendo che anche gli europei spiano gli statunitensi, l’amministrazione Usa ha dovuto prendere atto del fatto che la situazione rischia di incrinare profondamente i rapporti con gli storici alleati d’oltre Atlantico. L’opinione pubblica, anche di un Paese così legato agli Usa come il Regno Unito, ha reagito dappertutto molto male perché è venuto fuori che siamo spiati tutti quanti senza che ve ne sia spiegazione o giustificazione alcuna. La complicità delle grandi compagnie telematiche statunitensi, Microsoft, Google, Facebook, eccetera, pone dei problemi sulla riservatezza dei nostri dati e delle attività, da ciascuno di noi svolte sulla rete, di grande delicatezza e rilievo.
Purtroppo, la stampa italiana, a differenza di quella internazionale di livello, non si é impegnata molto sotto questo profilo e continua a limitarsi a seguire solo dei “palazzi”, di coloro che sembrano comandare ma che, in realtà, non contano niente sullo scenario internazionale. Sembra che la questione riguardi altri, non pure presi singolarmente, tutti noi. Così come la riservatezza dei dati relativi alle nostre aziende ed a tutto il resto su cui si fonda la vita di un intero Paese.
Invece, di fronte alla pressione di tutti gli altri, gli americani, che hanno cercato di minimizzare in tutti i modi la portata della questione, l’amministrazione Obama é costretta a seguire con grande attenzione le reazioni della Commissione europea la quale ha avvertito nelle scorse ore gli Usa che le imprese europee potrebbero abbandonare i servizi di internet provider americani a causa della scandalo perché i clienti temono per la sicurezza del loro materiale digitale.
Il governo francese sembra avere assunto la posizione più dura. E’ quello che più minaccia, addirittura, la sospensione dei colloqui tanto attesi su nuovo “mercato transatlantico”. In occasione della festa americana del 4 luglio, il Ministro Francese dell’Interno Manuel Valls, ospite d’onore nell’ambasciata Usa di Parigi, si è espresso pubblicamente in maniera molto chiara: “in nome della nostra amicizia, ci dobbiamo onestà a vicenda. Dobbiamo dire le cose chiaramente, direttamente, francamente”. Meno male che in Europa é rimasto qualcuno con la colonna vertebrale diritta.
Anche negli Stati Uniti la reazione della pubblica opinione è notevolmente critica al pari di quella del resto del mondo e non bastano i tentativi di distrarre e distogliere l’informazione seguendo i più o meno maldestri tentativi di catturare Edward Snowden, la grande talpa che ha rivelato lo scandalo, a sopire e lenire la rabbia diffusa dappertutto. Intanto, è stato dimostrato che i servizi Usa non hanno raccontato tutta la verità al Parlamento di Washington a suo tempo. James Clapper, il direttore dell’intelligence nazionale, così, potrebbe essere chiamato a sostenere nuove audizioni del Congresso per spiegare perché ha precedentemente indotto in errore la commissione intelligence del Senato sul rilievo dell’operatività dei servizi nella raccolta dati sui cittadini statunitensi.
In questo scenario, l’Italia cosa fa? Pochino. Non sembriamo proprio all’altezza della situazione. Almeno, non a livello di Germania e Francia. «A me e a noi come governo pare che preservare con Washington un rapporto di fiducia sia nei nostri migliori interessi nazionali e soprattutto lo sia anche in quello americano» Questa la dichiarazione saliente della ministro Emma Bonino di fronte al Parlamento italiano.
E’ la stessa battagliera Bonino dei tempi delle battaglie sui diritti “civili”? Speriamo, allora, che almeno mischiati nel gruppo degli altri europei, anch’essi fortemente sollecitati dalle proprie opinioni pubbliche, riusciamo a trovare un orgoglio ed una volontà adeguata a difendere cittadini ed imprese dallo spionaggio degli amici. Con i vecchi sistemi dei fascisti e dei comunisti, l’Europa in materia di spionaggio ha già dato…
Giancarlo Infante