Francesco non vuole essere Papa- Re e invia altri messaggi anche in Vaticano perché apertura al mondo non diventi “mondanità”

Francesco non vuole essere Papa- Re  e invia altri messaggi anche in Vaticano  perché apertura al mondo  non diventi “mondanità”

Papa Francesco sta benissimo, ringraziando il cielo. La poltrona bianca rimasta vuota al concerto organizzato in Vaticano, all’interno di una delle tante manifestazioni predisposte per l’anno della Fede, è un altro dei messaggi lanciati da questo nuovo Vescovo di Roma. Egli unisce insieme l’apertura verso il mondo con un forte distacco da tutto ciò che gli appare come sola mondanità.

Chi ha avuto la ventura di frequentare frati francescani e padri gesuiti quaranta, cinquanta anni fa non fa nessuna fatica a comprendere le basi spirituali e formative cui si rifà il nuovo Pontefice. Male hanno fatto, invece, i funzionari vaticani a cercare fino all’ultimo di convincere Francesco a partecipare al concerto. Hanno sperato in un suo ripensamento e, così, non hanno pensato di rimuove quella candida sedia papale.

Qualcosa che, ad un certo punto, è diventata incombente. Lo spettro di quella poltrona papale vuota poteva servire anche a “forzare” Francesco. Che, invece, non ha ceduto. L’assenza del Papa, allora, è diventata ancora un messaggio più forte. In certe stanze vaticane deve essere rimbombata come un fragoroso, ulteriore segnale di cambiamento. Accettare il mondo, vivere nel mondo non significa per questo seguire tutte le sue norme e tutte le sue regole.
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E’ probabile che Il Papa argentino abbia risposto così alle amabili, insistenti pressioni per convincerlo a seguire norme accumulatesi al vertice della Chiesa che, per secoli, è stata governata da un Papa- Re . Due figure per uno stesso uomo che, per quanto assistito dalla Grazia dello Spirito Santo, in qualche caso, hanno finito per stridere. Non sempre , infatti, il messaggio evangelico dell’amore totale è riuscito a conciliarsi alla perfezione con la durezza resa necessaria dal governo politico delle cose umane.

L’ultimo esempio di questa difficoltà, resa ancora più delicata con le trasformazioni della sensibilità umana dei nostri giorni, è venuto dal predecessore Benedetto XVI con l’incredibile e sublime decisione delle sue dimissioni. Alla fine, Papa Ratzinger ha preferito lasciare e passare la mano a qualcuno più predisposto, culturalmente e psicologicamente, ad operare una grande trasformazione del papato e della stessa figura del Pontefice. Anche dal papa tedesco concepita come quella di un “umile operaio nella vigna del signore”.

Francesco, mi pare, stia aggiungendo alla consapevolezza della situazione anche l’impronta della decisione. A qualunque costo. Anche al prezzo che televisioni e fotografi di tutto il mondo immortalino una poltrona bianca vuota. Lui aveva da fare. Non si è mosso da Casa Marta. Probabilmente stava leggendo carte che riguardavano qualcosa di importante per la Chiesa e per la gente.
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Se a suo tempo, nell’Agosto del 2012, venne deciso per la partecipazione papale al concerto in questione, questo non vuol dire che non si potesse non togliere la poltrona su cui Francesco aveva scelto di non sedere. Il Vaticano, in quanto istituzione temporale, era pur sempre ben rappresentato da monsignor George Gaenswein, prefetto della Casa Pontificia, e dal cardinale Rino Fisichella, l’organizzatore del concerto.

La presenza del medico personale del Papa, Patrizio Polisca, stava già a smentire, prima che qualcuno facesse circolare la voce, che Francesco stava benissimo. Un elemento, questo, che a mio avviso, conferma ulteriormente che l’assenza è stata proprio voluta con determinazione.

Il giorno dopo, alla fine dell’Angelus, domenica 23 Giungo, Francesco ha fatto qualcosa di analogo. Ha messo da parte la lettura dei messaggi preparatigli in varie lingue perché lui doveva scappare via. Doveva correre alla stazione ferroviaria di San Pietro. Un tempo stazione vaticana, oggi fa parte della rete metropolitana di Roma. Stava arrivando gente che a lui stava particolarmente a cuore incontrare. 250 orfani cui viene portato un po’ di supporto psicologico con l’organizzazione di un viaggio in treno cui segue una breve crociera.
Foto storiche di Bergoglio, nuovo Papa con il nome di Francesco I
Ebbene, come il Buon Pastore di evangelica memoria, sembra che il Papa non c’abbia pensato sopra più di tanto e sia corso il più velocemente possibile a portare un sorriso ed una carezza a questi piccoli rimasti ingiustamente e dolorosamente soli. Poi, ancora c’è, chi si meraviglia per il fatto che il mondo intero ancora non riesca a credere che al Soglio di Pietro è stato nominato un Papa tanto intenzionato a portare a tutti la parola di Cristo, che, in primo luogo, è “parola” di amore.

Giancarlo Infante