Grillo: “Parlamento male odorante!” Le turbolenze degli inquieti “grillini” come Mosé verso la “Terra promessa”
Grillo tuona contro il Parlamento: “una scatola vuota, tomba maleodorante della seconda Repubblica. O lo seppelliamo o lo rifondiamo”. Non lo dice, ma è probabile che si riferisca anche alle crepe che sembra comincino ad allargarsi nel gruppo parlamentare del Movimento Cinque Stelle? Intanto, altri due se ne vanno dal gruppo della Camera. Si tratta di Alessandro Furnari e Vincenza Labriola. Le mail e le pagine sui social network dei due parlamentari sono state subito riempite di insulti. “Traditori, infami e merde” sono gli epiteti più gentili loro indirizzati dal popolo ”grillino”. I due sono entrambi tarantini. Il primo è del 1976. Le sue note biografiche sono un pochino scarne. Se ne può dedurre che è un libero professionista nel campo della comunicazione.
Il sito della Camera dei deputati, con una eccezionale velocità, lo colloca già nel Gruppo Misto, senza indicare alcuna adesione ad altro partito. La 32enne deputata Labriola, invece, si limita a far sapere che è laureata in scienze della comunicazione ed è casalinga. Anzi, lo era quando ha lasciato Taranto, ed è stata proiettata dai “grillini” direttamente alla Camera dei deputati. Visto che quando si era presentata alle elezioni comunali del 2012 aveva ottenuto appena un voto. E’ probabile che si tratti quello del marito perché lei, probabilmente, per un senso di modestia non si sarà voluta votare.
In quella stessa occasione, il candidato sindaco per il Movimento era l’Alessandro Funari di cui sopra. Se la cavò con l’1,68 per cento dei suffragi. Poi, inatteso, giunse il travolgente ”miracolo” dell’esplosione del movimento fondato e guidato con il pugno di ferro da Beppe Grillo. Con la possibilità per, i due, oggi, che si possono chiamare onorevoli.
Ma, a quel punto, nascono le prime tensioni interne. Alessandro e Vincenza si schierano tra i più moderati e tra quelli che non vogliono rinunciare a troppi soldi. La neo eletta è chiara, lo dice senza mezzi termini ai giornali. Deve portare la famiglia a Roma, si tratta di una questione di sopravvivenza. «Il movimento, chiarisce, non è in lotta contro i soldi ma si batte per l’acqua pubblica e per le nostre cinque stelle del programma».
Adesso, è consumata la secessione completa dei tarantini. Altre turbolenze increspano le onde dei due gruppi parlamentari Cinque Stelle di Camera e Senato. A Palazzo Madama, le polemiche hanno coinvolto il senatore il Michele Gianrusso con il suo capogruppo Salvatore Crimi. Questi si sarebbe “perso” per strada e non sarebbe giunto in tempo a votare come si aspettava il senatore Gianrusso. Così, invece, di trovarsi ad avere un posto lui, il Gianrusso, è stato il deputato Roberto Fico ad essere eletto alla Presidenza della Commissione di Vigilanza della Rai.
Insomma, si deve riconoscere la bravura che Beppe Grillo ha mostrato nel far crescere il suo Movimento praticamente dal nulla. E’ riuscito a far giocare il ruolo degli statisti a degli autentici “Carneade” della politica. I guai, come quasi sempre succede nella vita, arrivano con il successo. Soprattutto in politica. Territorio in cui le parole riconoscenza e senso dei propri limiti sono da un pezzo sconosciuti.
I guai per Grillo ed il suo Movimento, quelli giunti finora e quelli annunciati dal tam tam di Montecitorio, possono trovare una loro spiegazione anche nel fatto che in pochi stanno comprendendo la strategia “del lungo termine” del fondatore dei Cinque Stelle.
Accadde anche a Mosé, costretto a vagare per 40 anni nel deserto perché, cammin facendo, molti tra i suoi seguaci avevano perso la fede nella Terra promessa. Toccò alle nuove generazioni concludere l’impresa. Peccato che l’incolpevole Mosè ne pagò, anche lui, le conseguenze. La Terra promessa la poté vedere solo da lontano.
Giancarlo Infante