Elezioni comunali: Gianfranco Gala per il Consiglio lista “Cambiamo con Roma” (Alfio Marchini)

“Certo appare difficile immaginare un grande disegno di sviluppo guidato e garantito all’interno dei grandi enti locali quando i partiti tradizionali non riescono ad offrire risposte neppure per uscire dalla infinite emergenze quotidiane”.

Gianfranco Gala ha alle spalle una lunga esperienza di “osservatore” della politica. E’ disincantato quanto basta per vedere le cose come sono. Dice di essersi candidato al Consiglio Comunale di Roma nella lista “ Cambiamo con Roma”, in sostegno ad Alfio Marchini, perché ha ancora voglia di credere in una possibilità di riscatto per Roma e per l’Italia. Vede, però, un percorso alternativo a quello su cui è stata costretta a camminare la Capitale d’Italia.

“Questi partiti che ci sono non sembra possano far sorgere speranze per il futuro di una città come Roma, stretta fra nuove e vecchie povertà, fra le difficoltà sociali tradizionali (casa, sanità e lavoro) e le nuove emarginazioni che nascono dalla crisi economica più lunga e difficile di quelle conosciute in età moderna durante un periodo di pace”.

Esiste, però, un contesto internazionale che pesa

“Certamente. Dopo cinque anni di recessione l’Italia paga in maniera pesante l’impossibilita’ di utilizzare una propria politica monetaria, perché trasferita alle Istituzioni europee, controllate da una burocrazia di formazione tedesca. La cultura economica tedesca appare convinta che il pareggio del bilancio, possa equilibrare gli effetti destabilizzanti delle differenti condizioni economiche di partenza degli Stati aderenti e quindi costituisca il passaggio obbligato del futuro processo di costruzione europea. Ripropone l’idea che lo Stato debba astenersi da qualunque tipo di intervento pubblico nell’economia, limitandosi a controllare l’equilibrio fra le entrate e le spese necessarie per le attività (minime) che lo riguardano e lasciare alle forze del mercato la funzione di regolare i rapporti sociali e in definitiva politici. Una teoria che richiede una forte limitazione della spesa pubblica e che vede nell’inflazione la causa di una instabilità politica inaccettabile. Anche perché la Germania porta il segno silenzioso ma incancellabile nel suo DNA politico, delle sofferenze derivanti dall’inflazione e dagli squilibri di due dopoguerra drammatici che videro lo sconvolgimento sociale e la nascita della dittatura nazista. All’interno di un quadro politico che ha visto la scomparsa del socialismo reale e quindi il trionfo di una logica che ha reso indiscutibile la privatizzazione di ogni azienda pubblica del sistema IRI (comprese quelle di valore strategico o indispensabili alla sicurezza nazionale) e perfino tutte le attività locali con un qualunque valore economico, l’impossibilita’ di usare la politica monetaria in funzione espansiva (come suggerisce la lezione di Keynes) condanna l’Italia ad una interminabile recessione, destinata a permanere almeno fino ad una revisione delle politiche europee”.

Siamo come incastrati tra vincoli internazionali e spesa pubblica straripante. Quale alternativa è possibile per un’amministrazione come quella capitolina?

“In assenza di una finanza statale espansiva e’ forse il caso di chiedersi se la finanza locale non possa svolgere un ruolo di sviluppo e di innovazione con mezzi sicuramente contenuti rispetto a quelli del Governo Centrale, ma che pure esistono. E dobbiamo anche chiederci se la politica della tutela degli interessi locali non possa assumere, in qualche misura, una funzione globale. Utilizzando i valori antichi della solidarietà e della sussidiarietà tipici di una cultura che trova le sue radici nel mondo del cristianesimo sociale e con la riscoperta di una finanza locale che vuole risolvere, insieme con i propri, anche i problemi della comunità nazionale, esiste una possibilità di crescita globale. Sarà necessario guardare con un’ottica diversa gli interventi e gli investimenti per l’ambiente, la ricerca di fonti energetiche alternative, la difesa della cultura e del patrimonio locale da coniugare con una nuova mobilità nelle grandi città al collasso, insieme con la riqualificazione del patrimonio costruttivo e urbanistico. Il lavoro per i giovani, la casa, lo sviluppo e la salvaguardia di patrimoni immensi di arte e cultura. Roma può essere considerata un modello sul quale trovare i riscontri e sul quale cercare un consenso”.

Luca Pandolfi