Meno male che il “container” c’è! ha rivoluzionato il “mondo cargo”
Nessuno ci pensa ma il “container” costituisce uno dei fattori più importante della trasformazione del commercio internazionale, e quindi del mondo, negli ultimi decenni. Secondo “ The Economist”, si è rivelato addirittura più importante di tutti i trattati commerciali firmati finora che, pure, hanno segnato svolte epocali sul piano della geo politica, com’è nel caso delle relazioni della Cina con il resto del mondo.
Fino agli anni ’50 i porti, anche i più moderni e attrezzati, lavoravano e smaltivano merci come si era fatto per secoli e secoli. La spiegazione del successo di questo nuovo e semplice modo di trasportare le merci fu intuita immediatamente.
Era il 1956. Il magnate americano Malcom McLean fece i conti del costo per tonnellata del trasporto merci con il suo prototipo di container, in occasione del viaggio inaugurale: 0,16 dollaro Usa per tonnellata invece che i 5,83 del vecchio, tradizionale sistema. Si capisce perché, allora, il mondo è stato progressivamente conquistato da questi scatoloni metallici. Brutti da vedersi ma pratici da usare.
Tra il 1966 ed il 1983 la percentuale dei paesi con porti attrezzati per navi porta container salì dell’1 al 90 per cento. Il “box”, la scatola, è stato causa ed effetto del progressivo smantellamento delle barriere doganali mondiali cui hanno aderito sempre più paesi, qualunque fosse il loro regime politico e la loro latitudine.
Il container è stato anche uno dei motivi della trasformazione visiva dei complessi portuali. Sempre più grandi ma, allo stesso tempo, meno numerosi. Con il container, le aree immediatamente a ridosso del porto non sono più coperte da capannoni e depositi, come il caso dei leggendari “ docks” di Londra o di New York.
Lo sviluppo esponenziale del commercio internazionale e dei trasporti, hanno favorito l’apertura allo scambio di nuovi paesi. Nuove entità produttive si sono inserite nel circuito, più moderne forme di realizzazione dei prodotti, hanno modificato la struttura dell’economia contemporanea. Basti pensare alle trasformazioni nell’industria tessile con le famose “ delocalizzazioni”.
Anche grazie al container sono letteralmente esplose economie come quelle cinese, asiatica in generale, indiana e brasiliana. I Brics ( Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), i paesi cosiddetti emergenti, ne hanno approfittato per incrementare le loro cifre in materia di scambi internazionali, Pil, ricchezza pro capite rispetto alla condizione in cui si trovavano prima dell’arrivo del container.
“The Economist” cita, a questo proposito, il lavoro di analisi compiuto da Zouheir El-Sahli, dell’Università Lund, la prima della Scandinavia, e di Daniel Bernhofen e Richard Kneller, dell’Univeristà britannica di Nottingham. Le loro ricerche hanno interessato 157 paesi, esaminati negli anni 1962, 1990.
Le conclusioni sono le seguenti: nei 22 paesi industrializzati più importanti, l’uso del container ha significato la crescita dello scambio bilaterale del 320 per cento nei primi cinque anni e del 790 per cento in venti anni. Molto di più di quanto avrebbero significato gli accordi bilaterali di libero scambio siglati nell’arco di due decenni, con un più 45 per cento, e persino il famoso Gatt, l’Accordo generale su tariffe e commercio del 1947, con un più 285 per cento.
Il successo del container non è, però, solo dovuto alla riduzione dei costi della spedizione delle merci. L’efficienza è un altro dei motivi che lo hanno reso insostituibile. Si è, infatti, calcolato che se nel 1965 era necessaria un’ora di lavoro per caricare o scaricare 1,7 tonnellate di merci, già solo dopo cinque anni, grazie al container, nella stessa ora erano movimentate ben 30 tonnellate.
Questo spiega perché le navi da trasporto, allora, sono diventate sempre più gigantesche e, ciò nonostante, i tempi di movimentazione merci nei porti siano enormemente diminuiti.
Anche il trasporto successivo all’arrivo al porto è diventato più facile, più sicuro e più veloce.
Grazie al container sono diminuiti i casi di danneggiamento o deperimento delle merci. E che dire dei furti? Il fatto che la merce possa essere stivata direttamente dal mittente e che può essere recuperata dal destinatario in persona ha fatto calare i rischi di ogni anomala sottrazione.
Sono, persino, diminuiti gli scioperi nei porti. Il container, infatti, ha significato una consistente riduzione del numero degli addetti a un compito estremamente pesante e disagevole, togliendo enormemente peso ai sindacati e alle compagnie dei portuali.
John De Giorgi