L’Intervista / Nino Galloni

L’Intervista / Nino Galloni

Antonio Galloni, detto Nino, economista, 60 anni, romano, laureato in giurisprudenza. Sindaco effettivo INPS dall’ottobre 2010, già dell’Inpdap, in precedenza prestigiosi incarichi al ministero del Lavoro, Direttore generale della Cooperazione e prima ancora, dal 1990 al ’93, DG dell’Osservatorio del Mercato del Lavoro. Una vita al servizio della pubblica amministrazione, della ricerca e dello studio sulle realtà monetarie.

Più che la fine dell’euro si potrebbe pensare alla coesistenza con una o più monete locali. Non c’é nessun rischio per l’inflazione. 
Le banche sono quelle che hanno guadagnato a tenere sotto silenzio i rischi della ” bolla” speculativa


Lei, dott. Galloni tanti anni anni fa, in tempi non sospetti, cominciò a sostenere la possibilità che potessero essere introdotte una o più monete locali da far coesistere con l’Euro. Un tema che, dopo tante alzate di spalle, adesso si sta imponendo. L’ultima notizia é quella dell’interesse della Regione Lombardia. Ci può spiegare la sua proposta?

In linea di massima ci sono tre possibilità. La prima è un’emissione di buoni acquisto (o qualsiasi altro titolo di credito) da parte di un Comune o anche dello Stato nazionale (vale a dire locale!!) che siano, in un secondo tempo anche accettati in pagamento di tasse etributi; la seconda è l’emissione di moneta complementare da parte di privati per un ammontare doppio rispetto a un montante in euro che viene depositato da qualche parte, tale nuova moneta circola in modo che – a tempo o ad ogni scambio – perda un po’ di valore (démurrage) fino a ritornare a quello iniziale (in euro) e il gioco può ricominciare; la terza è la cosiddetta alternativa, può venir emessa da un consorzio di imprese o di disoccupati (purchè capaci di produrre beni e servizi che il mercato non assorbirebbe se approntati a costi elevati in euro per via della globalizzazione) con la partecipazione anche di sindacati e autorità varie attraverso un patto in deroga per aggirare le normative fiscali (per una cosa piccola e urgente in termini di ordine pubblico può bastare anche un interpello all’agenzia delle entrate, ma non è detto che dica di sì!). galloni4bisPoi ci sono gli abbuoni o gli sconti che camminano, una cosa già ampiamnete praticata ma non sempre efficace se troppo prudente come percentuale sui prezzi di listino e, non ultimo, varie tecniche per valorizzare i crediti fra imprese anticipandone non tramite banche forme di monetizzazione fiduciaria.

Pensa che chi ha il potere finanziario in mano accetterà mai queste sue idee?

Oggi chi ha il potere finanziario è più in confusione di noi, comuni mortali. L’unica cosa che sanno tutti è che manca la liquidità (anche se pochi sembrano in grado di riconoscere la differenza tra limiti di bilancio e disponibilità di liquidi); quindi è interesse di tutti che essa si formi anche endogeneamente e non solo perché le banche Centrali la pompano illimitatamente ma solo per tamponare le falle delle banche createsi sui mercati speculativi internazionali,

Dalla circolazione di moneta locale non può venire un aumento dei tassi d’inflazione?

Due sono gli scenari nefasti: che ci sia moneta ma non capacità produttiva; che una certa moneta (non a corso legale) venga rifiutata cioè sfiduciata (inflazione infinita). Il primo è improbabile anche se i governi europei fanno di tutto per distruggere le imprese; il secondo corrisponderebbe al mero fallire di un eventuale esperimento…conseguenze scarse.


A proposito, Lei ritiene che le statistiche che riguardano la macroeconomia siano davvero veritiere? Ad esempio, a vedere il continuo amento dei prezzi di consumo, nei supermercati, per intenderci, come si può credere che l’inflazione sia realmente bassa e sotto controllo?

galloni6E’ un discorso lungo che riguarda i cosiddetti panieri…la gente si impoverisce e cambia paniere…poi nel paniere ufficiale ci sono beni che vedono una riduzione dei prezzi (dovuta ai costi decrescenti). Molti srvizi aumentano di prezzo, è vero, ma altrettante famiglie devono rinunciarvi. Ci sono settori dove la crisi fa da calmiere, altri no.
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Lei ha denunciato molti anni prima che la situazione esplodesse la bolla finanziaria e legata ai mutui. Chi ci ha guadagnato dal tenere invece tutto ciò sotto silenzio?
Le banche che hanno cartolarizzato (per non fare vedere i mancati guadagni come le italiane) o fatto derivati come le tedesche, francesi e americane che poi si sono rivolte alle Banche Centrali al loro servizio per ottenere liquidità illimitate ed evitare il tracollo.

Lei condivide la politica seguita dall’Europa di sostegno alle banche? Di quelle stesse banche che hanno messo a forte repentaglio l’economia internazionale? E perché dobbiamo pagare noi cittadini mentre i profitti, comunque generati da operazioni scellerate, restano ben al riparo sui conti delle grandi famiglie e dei grandi gruppi della finanza internazionale?

Qualcosa sta cambiando, ma temo in peggio: non si chiede alle banche la contropartita di smetterla (ripristinando la sacrosanta netta separazione tra soggetti che operao sui mercati speculativi e soggetti creditizi), piuttosto si attaccano i depositi seminando quel panico che – è vero – è condizione di sottomissione dei popoli, ma anche l’unico modo certo per far saltare tutte le banche.

Intervista di Giancarlo Infante