La crisi “taglia” il dentista corsa alle cure pubbliche
Denti cariati, storti, spezzati, devastati da fumo di sigaretta e da anni di chewin gum. Sono sempre più numerosi a tenerseli. Già, perché il dentista è oramai optional, una spesa da cui in questo momento stare lontani. Oltretutto di denti non è mai morto nessuno, è i ritornello soprattutto delle mamme verso figlie e figli che si affacciano alla vita desiderosi di sfoggiare accattivanti sorrisi dai denti bianchissimi e sanissimi.
La crisi ha così colpito anche i gabinetti odontoiatrici nostrani, e non poteva essere altrimenti. I prezzi sempre più “da paura” disinvoltamente praticati da molti professionisti fino a pochi anni fa sono solo un ricordo. Come non è più era delle lunghe attese con tanto di quotidiane suppliche e adulazioni alle segretarie degli studi per cercar di ottenere appuntamenti ravvicinati e non dilatati nei mesi. Non in pochi hanno già chiuso, altri si consorziano.
Ora è un’altra cosa. Se i dentisti avessero i propri “studi” su strada come, ad esempio, i barbieri, sarebbe forse frequente vedere dottori appoggiati agli stipiti delle rispettive porte, silenziosi, con sorrisi invitanti ad entrare. E non mancherebbero di certo i “venghino, venghino siori” da parte dei più sfrontati. Una professione d’elite trasformatasi in molti casi d’incanto per necessità in commercio al minuto, con offerte last minute e prezzi low cost che rimbalzano su internet tra un “cinguettio” e altri social network.
Per non parlare del “turismo dentale” verso i paesi dell’est Europa, con offerte di implantologia e di ogni tipo di cure complete in pochissimi giorni a costi che non raggiungono i mille euro, viaggio, soggiorno e visita della città compresi. Sul cosa poi fare una volta a casa nel caso di improvvisi problemi e tutt’altra faccenda. Intanto proviamo, dice chi è da tempo con la bocca distrutta e che qui, in quanto a budget, non potrebbe fare altrimenti.
Stime presentate al XX Congresso di odontoiatria di Roma parlano di oltre tre milioni di bambini italiani privi di prevenzione e cure per i problemi economici delle famiglie. Così niente più interventi adeguati, con l’abbandono di studi privati spesso frequentati da anni da nonni e genitori. E proprio quando non se ne può proprio più fare a meno non rimane che correre all’assistenza pubblica. Un aumento superiore al 20 per cento in poco tempo del lavoro odontoiatrico per il servizio sanitario nazionale, con le strutture già al collasso. Quando solo fino a un anno fa il 90 per cento degli italiani si rivolgeva, appunto, al proprio dentista di fiducia.
Nel corso del 2012 le terapie ortodontiche sono crollate del 40 per cento e così il 90 per cento di femmine e maschi al di sotto dei 14 anni rischiano seri danni ai denti e di conseguenza alla salute. Solo il costo medio degli apparecchi necessari per ciascun giovanissimo paziente, che deve “portare” l’apparecchio per due anni almeno, varia dai 3 mila ai 6 mila euro. Una somma insostenibile per moltissime famiglie, considerando anche che la maggior parte delle assicurazioni hanno da tempo eliminato l’assistenza odontoiatrica dalle proprie polizze. Così il “peso” della crisi si sta riversando verso le strutture pubbliche e i 3500 dentisti che vi operano hanno già raggiunto il ragguardevole numero di quattro milioni di prestazioni in un anno.
L’allarme ha spinto il Collegio dei professori universitari, le associazioni dei professionisti e le imprese del settore ad approvare un documento con misure volte a “favorire l’accesso alle cure riducendo il carico economico sulle famiglie a costo zero per lo Stato”. Un obiettivo, secondo il documento, che potrebbe essere facilmente raggiungibile se fosse possibile la detrazione dalle imposte delle spese dentistiche e benefici fiscali per gli studi che investono in innovazioni tecnologiche.
Una misura oltretutto efficace a combattere la piaga dell’evasione e lo stesso “abusivismo” che conta ben 15 mila “falsi dentisti”, ovvero professionisti improvvisati e senza titolo che evadono le tasse, ma quel che è peggio, sono pericolosi per la salute dei pazienti.
Luca Marco Massidda