Ieri (5 maggio) La Corte costituzionale tedesca ha deciso che il programma della BCE Public Sector Purchase Programme (PSPP) non è compatibile con alcuni articoli della Costituzione tedesca (artt. 38, 20 e 79) e che pertanto sono illegittimi gli atti con cui il governo federale e il Bundestag hanno approvato tale programma nelle sedi comunitarie.
Il comunicato stampa in cui sono illustrati i termini di tale – rilevantissima – decisione ( CLICCA QUI ) specifica che l’illegittima delle decisioni deriva dalla mancata, previa, verifica della “proporzionalità” del programma.
Si ricorda che il PSPP rientra nell’ambito della ampia strumentazione a disposizione del sistema BCE per l’acquisto di titoli pubblici e privati (quegli strumenti di politica monetaria il cui abuso lo stesso Draghi ha sempre ritenuto una forzatura rispetto alla assenza di una parallela strumentazione di politica fiscale comune).
Tale strumentazione si compone di: il terzo Covered Bond Purchase Programme (CBPP3) per l’acquisto di obbligazioni bancarie garantite; l’Asset-Backed Securities Purchase Programme (ABSPP), per l’acquisto di titoli emessi in seguito alla cartolarizzazione di prestiti bancari; il Corporate Sector Purchase Programme (CSPP), per l’acquisto di titoli obbligazionari emessi da società non finanziarie dei paesi dell’area dell’euro, e infine il Public Sector Purchase Programme (PSPP), per l’acquisto di titoli emessi da governi, da agenzie pubbliche e istituzioni internazionali situate nell’area dell’euro;
Il più importante – per un paese come l’Italia la cui stabilità è a forte rischio a seguito dell’enorme, ulteriore innalzamento del debito che farà seguito alla pandemia – è proprio quest’ultimo.
Il fatto che la Corte tedesca abbia assunto questa decisione ha molta rilevanza per il futuro (prossimo) della finanza pubblica italiana, quindi sullo spread dei nostri titoli e – conseguentemente – sulla capacità dello Stato italiano di garantire stipendi, pensioni e pagamenti pubblici. Per almeno due motivi:
Dire brutalmente che gli stipendi e le pensioni degli italiani sono appesi a un filo è forse un po’ in anticipo (di qualche mese) sui tempi, ma non sembra ormai troppo distante da una rappresentazione realistica della realtà.
Enrico Seta