Anche sul lavoro precario l’Europa ci deve ricordare le regole

La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha deciso: “Le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente, ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente”. Ed ha aggiunto che i giudici nazionali e le autorità amministrative “sono tenuti ad applicare le norme pertinenti di diritto dell’Unione, disapplicando le disposizioni di diritto nazionale non conformi alle stesse”.

Il messaggio, con il suo carico di novità illustrato recentemente da Umberto Baldocchi (CLICCA QUI), è giunto chiaro e forte e tutta la questione dei cosiddetti “balneari” torna di prepotenza all’attenzione di Palazzo Chigi e della maggioranza di governo che aveva ignorato norme talmente chiare che avrebbero dovuto spingere ad osservare maggiore prudenza nel fare delle promesse elettorali facili, ma che non possono essere mantenute perché cozzano ogni norma europea ed anche del mercato.

In materia di regole che il nostro Paese non rispetta, e per le quali rischi altre procedure d’infrazione che si aggiungono alle circa 80 ancora pendenti, dopo aver toccato il picco di 120 agli inizi del 2014. Ovviamente, ogni tale procedura si porta dietro multe milionarie che sono pagate dagli italiani e non da chi si è voluto intestardire, per mille motivi, e non tutti commendevoli, per seguire una strada che non doveva essere affrontata.

E’ interessante notare che la Commissione Ue è intervenuta per denunciare una serie di norme che riguardano il lavoro precario, in particolare quello di insegnanti ed operatori sanitari nel settore pubblico, e i lavoratori stagionali. In aggiunta, sono contestate al nostro Paese anche le regole in base alle quali si registrano grandi ritardi nel pagamento degli impegni assunti dalla Pubblica amministrazione e per le carenze della normativa antiriciclaggio.

L’Europa ci contesta di non aver pienamente recepito la direttiva comunitaria sui lavoratori stagionali diretta a garantire condizioni di vita e di lavoro dignitose, pari diritti e un adeguato contrasto allo sfruttamento. E questo, ricorda la Commissione, anche per “per attrarre nell’Ue la manodopera necessaria per il lavoro stagionale ed eventualmente anche per contribuire a ridurre la migrazione irregolare“.

Per quanto riguarda le condizioni di lavoro discriminatorie nel settore pubblico e l’abuso nella utilizzazione di contratti a tempo determinato, che rischia di compromettere anche la piena attuazione del Pnrr, la Commissione fa un lungo elenco dei lavoratori coinvolti: “insegnanti, personale amministrativo, tecnico e ausiliario delle scuole pubbliche, operatori sanitari, lavoratori del settore dell’educazione artistica, musicale e coreutica superiore, personale dell’opera, personale degli istituti pubblici di ricerca, operatori forestali e personale volontario del corpo nazionale dei vigili del fuoco brigata“.  A proposito di queste categorie viene sottolineato che in alcuno casi “questi lavoratori  hanno anche condizioni di lavoro meno favorevoli rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato, il che costituisce una discriminazione ed è contrario al diritto dell’Ue”.

E poi c’è chi dice che l’Europa non serve a niente…