Per ora si parla degli 11 milioni di vetture diesel della Volkswagen taroccate in modo da falsificare i dati dei controlli sulle emissioni dei gas di scarico. Una pratica che sarebbe partita sin dal 2009 e condotta senza interruzioni fino a quando non è giunto il motore Euro 6. Molti paesi, a partire da Germania, Francia e Italia, hanno avviato dei controlli. Il timore è che si finisca per scoprire che altre case automobilistiche hanno usato gli stessi trucchi e che quella del “diesel pulito” è solo una chimera.
Di certo è che lo scandalo si allarga e si allunga fino all’Europa dagli Stati Uniti dove è esploso. Se negli Usa le autorità di controllo hanno chiesto il richiamo di circa 500 mila vetture, in Europa e nel resto del mondo si parla di decine di milioni di auto che, in molti casi, dovranno essere ricontrollate.
Le conseguenze immediate sono i crolli del titolo della casa di Stoccarda in Borsa che hanno già toccato il 35 % con una perdita di 25 miliardi di euro e le polemiche che giungono a lambire anche la Cancelliera Merkel dopo che il giornale più autorevole di Germania, Die Welt, lancia una dura accusa: il Governo sapeva da tempo che c’erano truffe sui gas di scarico delle vettura di alcune case automobilistiche e non è intervenuto.
Alle perdite in Borsa devono essere aggiunte quelle che ci si attende saranno provocate dalle salate multe comminate dalle autorità federali statunitensi, 18 miliardi di dollari di sanzione, pari a circa 37.500 a vettura. Così come dovranno essere aggiunti i costi per i richiami delle auto da controllare.
La Volkswagen è ora impegnata al massimo per recuperare la propria immagine. Così, assieme alle scuse dirette a tutti i clienti, i dirigenti tedeschi hanno deciso di accantonare 6,5 miliardi e mezzo di euro, sia per far fronte e a multe e a penali che sono in arrivo, sia per impostare una strategia per ricostruire la propria presenza sui mercati.