La Corte costituzionale tedesca ha ammesso di non essere competente a giudicare sulla politica della Bce e ha rimandato alla Corte di Giustizia europea la decisione sulla liceità delle OMT (Outright Monetary Transactions), ovvero il programma, contestatissimo tra Berlino e Francoforte, di acquisto di titoli sul mercato secondario lanciato nel 2012 dal presidente Mario Draghi con lesplicito proposito di aiutare i paesi più indebitati.
Tra Karlsruhe, la città dove si riuniscono i giudici supremi della Repubblica federale, e Lussemburgo, dove ha sede la corte europea, ci sono solo 250 chilometri. Meno di tre ore di auto, ma il viaggio del dossier sulle scelte di Draghi e del suo istituto ha l’aria di un passaggio epocale: per la prima volta i giudici tedeschi riconoscono la competenza dei loro colleghi europei su una questione che investe la sovranità monetaria della Germania.
Stavolta non è stato così: pur sostenendo che le obiezioni di costituzionalità hanno un fondamento, giacché si può sostenere che la Bce adottando la linea adottata da Draghi con il famoso discorso in cui annunciò che listituto avrebbe fatto di tutto per salvare l’euro è andata al di là delle sue prerogative ancorate ai principi fissati nella Costituzione tedesca, i giudici di Karlsruhe hanno delegato a quelli di Lussemburgo il giudizio definitivo.
La decisione di Karlsruhe chiude una controversia e mette di fatto in salvo la politica della Bce, giacché si dà per scontato che il futuro giudizio di Lussemburgo darà ragione a Draghi. Ma rischia di alimentare i mal di pancia diffusi nell’opinione pubblica che guarda con sospetto alle manovre di quell’italiano in favore delle cicale della Dolce Vita. Paure e sospetti abilmente cavalcati non solo da partiti e movimenti esplicitamente anti-euro, come il gruppo Alternative für Deutschland, ma anche da una buona porzione della
A portare la questione davanti alla Corte è stato Peter Gauweiler, un noto esponente della Csu, la sorella bavarese della Cdu di Angela Merkel. Ampi settori dei due partiti democristiani non nascondono le perplessità sulla politica della Bce, che a loro avviso dovrebbe limitarsi strettamente al suo ruolo di cane da guardia dell’inflazione, e non mancheranno di cavalcare la tigre nell’ormai imminente campagna per le elezioni europee.
E le loro posizioni sono sostenute da un ampio fronte economico e finanziario. A perorare le ragioni dell’incostituzionalità davanti ai giudici è stato il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, che si è trovato dall’altra parte della barricata, a difendere le scelte dell’Eurotower, un vecchio amico e compagno di studi, Jörg Asmussen, validissimo alleato di Draghi ora in partenza per Berlino dove diventerà viceministro al Lavoro.
Il problema si riproporrà tra qualche settimana: il 18 marzo i giudici supremi dovranno pronunciarsi ancora una volta sull’Esm. E allora le elezioni europee saranno ancora più vicine.
Francesco Romano Pappalardo