Covid: scenario 4, rischio lockdown – di Giuseppe Careri

Da cinque giorni drammatico aumento della pandemia in Italia che ieri ha superato la soglia dei 30 mila contagi, esattamente 31.758 positivi a fronte di quasi 216 mila tamponi, e ben 297 decessi per un totale di 36.718 persone.

Per fronteggiare l’emergenza coronavirus il Comitato Tecnico Scientifico dell’Istituto Superiore di Sanità si è riunito ieri con urgenza per valutare insieme al Governo le ulteriori misure restrittive da adottare per contenere l’aumento dei contagi.

Il rapporto tra il numero dei positivi e i tamponi ha raggiunto, per la prima volta, la soglia di 14,7 positivi per ogni 100 persone che hanno effettuato il tampone molecolare. Il Ministero della Salute sta pertanto valutando quali misure necessarie da adottare in concreto nelle regioni a più alto grado di contagi.

L’allarme è scattato per l’avvicinarsi dei contagi dello scenario 4, stabilito a settembre, per indicare il grado di rischio del contagio nelle varie regioni italiane. Gli scenari sono in ordine crescente quattro: attualmente siamo allo scenario 3 che prevede valori di RT, l’indice di contagio, compreso fra 1,25 – 1.50. Una crescita di questo genere può comportare un’incidenza sulle strutture sanitarie e un sovraccarico dei servizi assistenziali in un tempo valutabile in 2 o 3 mesi.

Da ieri l’indice medio di RT in Italia è purtroppo aumentato a 1,70. Maggiormente colpiti dal virus sono Piemonte con 2.16i RT, Lombardia con 2.09 e poi altre regioni con indice decrescente dei positivi.

L’aumento di questo importante parametro ha fatto scattare, quindi, lo scenario n. 4, il peggiore, che prevede un carico insostenibile per le strutture sanitarie, soprattutto per i pronto soccorso e per le terapie intensive, in un tempo calcolato in un mese e mezzo. Peraltro l’aumento esponenziale dei contagi e un numero così elevato di positivi rende più difficile la tracciabilità dei nuovi casi.  A breve, forse già da oggi, si sapranno le misure restrittive da adottare in diverse regioni con mini lockdown e chiusure di negozi e centri commerciali nei week end e nei giorni festivi. Allo studio anche limitazioni di spostamenti tra regioni. La Lombardia deciderà  lunedì dopo un incontro tra il Governatore Fontana e i Sindaci dei comuni.

Per contenere il più possibile l’aumento dei contagi si sta pensando anche di ridurre le uscite dalla propria casa di anziani che hanno superato i 60 anni. Per questo l’Ispi, l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionali ha pubblicato un report per diminuire i contagi. Nella sostanza, è scritto nello studio dell’Ispi, “se teniamo a casa gli anziani oltre gli 80 anni si dimezzerebbe la mortalità per virus del 50%. Se li  isolassimo a partire dai 60 anni, la mortalità sarebbe inferiore di circa 10 volte”.

Studio certamente interessante, non supportato, però, da esperti geriatrici che ritengono l’isolamento degli anziani un danno incalcolabile per la loro salute.

Intanto il Governo ha adottato il provvedimento che prevede il blocco dei licenziamenti fino al marzo 2021. Cassa integrazione Covid-19 gratuita per tutte le imprese prolungata sempre fino a marzo dell’anno prossimo.

L’attenzione del Governo verso le imprese e i lavoratori non ha impedito le molteplici e legittime manifestazioni di protesta in molte città italiane. Proteste che in molti casi hanno visto la presenza di estremisti di destra e di antagonisti che hanno scatenato la guerriglia urbana in diverse città. E’ successo a Campo di Fiori a Roma e all’Università La Sapienza; Gruppi di estrema destra e Casa Pound, al grido di libertà, libertà, hanno scatenato la guerriglia urbana contro forze dell’ordine. Fermati alcuni dimostranti, feriti tra la polizia. L’ultima città ad essere “aggredita” è stata Firenze, dove gruppi di violenti hanno lanciato bombe carta e pietre contro le forze dell’ordine. Una guerriglia in una città dell’arte devastata da facinorosi estranei ai problemi di sopravvivenza economica degli esercizi commerciali.

In molti casi si sono visti poliziotti, in tenuta antisommossa, ricacciare indietro i manifestanti che si spostavano a gruppetti, come in una manovra militare, da Piazza della Signoria, Via dei Calzaioli e stazione di Santa Maria Novella. Scene di guerriglia che ricordavano le manifestazioni del 1968 e dell’autunno caldo, di ben altra natura ideologica, di studenti e operai all’Università di Roma. In quegli scontri tra due realtà della società di allora, cittadini e Stato, spinsero infine Pier Paolo Pasolini a prendere le difese degli agenti “figli di operai”, rispetto ai “pariolini”. Un’altra epoca e altre ragioni politiche più nobili che oggi si stenta a individuare.

Per questo è bene vigilare, per non rendere il nostro paese teatro di scontri e tragedie ben più gravi a causa di infiltrati “manovrati” da poteri invisibili che poco hanno a che vedere con le richieste legittime degli esercenti.

Giuseppe Careri