Salute e Recovery Plan- di Mauro Mattiacci

Premessa

Per rispondere all’iniziativa proposta dalla Commissione Europea, attualmente al vaglio del

Parlamento Europeo unitamente al Bilancio dell’Unione 2021-2027, approvata dal Consiglio

Europeo il 21 luglio 2020, intitolata Next Generation EU, il Governo ha elaborato il “Piano Nazionale

di Ripresa e Resilienza”. La Proposta della Commissione Europea dovrà essere ratificata dal Parlamento Europeo e poi ratificata dai Parlamenti nazionali.

I regolamenti attuativi di NEXT Generation non entreranno dunque in vigore prima dell’inizio del

2021 e il Piano Nazionale potrà essere presentato solo successivamente a tale entrata in vigore.

Il Governo, allo scopo di avviare un dialogo informale con la Commissione, già a partire dal mese di

ottobre ha elaborato una proposta di Linee guida da sottoporre all’esame del Parlamento.

L’obiettivo, ovviamente condiviso, è accelerare il più possibile la partenza del cosiddetto Recovery Plan per

attivare rapidamente le corrispondenti risorse finanziarie straordinarie.

La missione di riferimento è quella che riguarda la salute e, segnatamente, l’obiettivo di migliorare a regime la qualità dell’assistenza provata dalla pandemia. Tra gli obiettivi sono stati individuati quelli tesi al miglioramento della qualità dell’assistenza, all’incremento della capacità ricettiva degli ospedali, compresi i letti di terapia intensiva, la tempestività di risposta alle patologie infettive emergenti gravate da alta morbilità e mortalità, nonché ad altre emergenze sanitarie.

Opportuna sarà dunque investire sia nella digitalizzazione dell’assistenza medica ai cittadini,

promuovendo la diffusione del fascicolo sanitario elettronico e la telemedicina, che sulla cronicità e

le cure a domicilio per superare le attuai carenze del sistema delle RSA, nonché sulle politiche per il

personale sanitario e la ricerca.

Più precisamente, la Commissione della Camera ha definito i seguenti obiettivi:

1. Implementare gli investimenti nella sanità digitale, potenziando il fascicolo sanitario

elettronico e sviluppando la telemedicina, anche al fine di assicurare un completo scambio

di informazioni tra le regioni e con il Ministero della salute attraverso la reciproca leggibilità

delle proprie piattaforme e lo scambio rapido e concreto delle informazioni sanitarie,

investendo contestualmente nella formazione e nell’aggiornamento degli operatori sanitari

per l’utilizzo di tali strumenti digitali e nella semplificazione dei processi amministrativi

(cosiddetta usability);

2. Assicurare l’organizzazione di una nuova rete territoriale di assistenza che comporti un

ripensamento dell’intera offerta sanitaria e socio-sanitaria, mettendo in relazione

professionisti – quali, ad esempio, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta,

medici specialisti, infermieri, psicologi, operatori socio-sanitari, fisioterapisti, farmacisti –

strutture e servizi che erogano interventi sanitari e socio-sanitari di tipologia e livelli diversi,

attraverso modelli organizzativi integrati e, altresì, mediante la promozione di una medicina

territoriale costituita da équipe multidisciplinari composte da figure sanitarie e sociosanitarie al fine di superare il concetto di ospedalizzazione come principale intervento

assistenziale;

3. Realizzare un nuovo modello organizzativo dell’offerta assistenziale, vicina al cittadino anche

in assenza di malattia e imperniata sul concetto di prevenzione primaria e di promozione

della salute, intesa come educazione ai corretti stili di vita, alla corretta alimentazione e

all’attività fisica, e sul concetto di prevenzione secondaria (screening), attraverso un

potenziamento dei dipartimenti di prevenzione in una logica intersettoriale, anche

assicurando risorse adeguate per l’attua-zione delle disposizioni del Piano nazionale della

prevenzione (PNP);

4. Integrare le politiche sanitarie, sociali e ambientali, al fine di favorire un’effettiva inclusione

sociale, attraverso l’integrazione dei servizi offerti, un maggior sostegno alla domiciliarità dei

pazienti cronici, fragili e non autosufficienti e la promozione dell’invecchiamento attivo, in

modo da garantire, anche a coloro che si trovano in condizioni di non autosufficienza, una

vita dignitosa in un contesto relazionale adeguato;

5. Garantire l’omogeneità del diritto alla salute su tutto il territorio nazionale, anche attraverso

il finanziamento di investimenti strutturali in modo da contrastare il fenomeno dei flussi

sistematici di mobilità passiva, assicurando una tutela alle aree interne o disagiate;

6. Prevedere investimenti mirati all’adeguamento delle condizioni strutturali alla riconversione

degli ospedali esistenti, in particolare di quelli delle aree interne o disagiate;

7. Assicurare che, nell’ambito delle risorse per il rafforzamento della resilienza e della

tempestività di risposta del sistema sanitario da destinare anche ad emergenze sanitarie

diverse dalla pandemia in atto, siano comprese azioni volte a garantire e rafforzare la tutela

della salute agli assistiti affetti da malattie croniche non trasmissibili durante l’emergenza;

8. Affrontare il tema dell’assenza di una strumentazione diagnostica e sanitaria adeguata

ovvero l’obsolescenza, che caratterizza molti luoghi del Paese, non solo al Sud, prevedendo

rilevanti investimenti non solo per il rinnovo delle strutture ma anche per il rinnovo della

strumentazione diagnostica, a livello sia ospedaliero sia territoriale;

9. Adeguare i livelli essenziali di assistenza (LEA) alle nuove emergenze sanitarie assicurando,

anche mediante l’adozione del nuovo Nomenclatore tariffario, che tutte le prestazioni siano

effettivamente esigibili dai cittadini;

10. Valorizzare il personale sanitario attraverso un adeguamento degli ordinamenti didattici

formativi, prioritariamente per i corsi di laurea in medicina e chirurgia nonché in Scienze

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infermieristiche, e rivedere la logica dell’aggiornamento professionale in tali ambiti, al fine

di adeguarne le competenze ai nuovi bisogni di salute;

11. Investire nella formazione e nell’alfabetizzazione sulla gestione dei rischi pandemici e creare

strutture permanenti di monitoraggio e contenimento delle insorgenze pandemiche,

istituendo altresì una rete nazionale di centri dedicati allo studio e alla messa a punto di

soluzioni terapeutiche, diagnostiche e preventive, per combattere, anche attraverso la

cooperazione internazionale, ogni minaccia pandemica;

12. Promuovere la ricerca, anche quella medica di base e delle terapie avanzate, attraverso un

piano strategico di investimenti, valorizzando le eccellenze presenti sul territorio nazionale

e la crescita di figure altamente specializzate, con particolare attenzione alle malattie rare

oncologiche, nonché istituire nuovi istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS),

soprattutto al Sud del Paese, potenziando nel contempo quelli già esistenti e organizzandoli

in rete;

13. Prevedere, nell’ambito del finanziamento della ricerca, una sezione relativa al

potenziamento dei dipartimenti italiani afferenti alla “rete europea di ricerca nell’ambito

delle malattie rare” nonché della ricerca nel campo delle protesi e delle attrezzature

robotiche che possono svolgere o agevolare l’assistenza alle persone malate o con disabilità,

anche in forma domiciliare;

14. Favorire investimenti in un piano specifico per la ricerca senza animali, attuando, in

collaborazione con il Ministero dell’università e della ricerca, percorsi formativi sui nuovi

approcci metodologici, nell’ottica di rilanciare l’economia in modo sostenibile ed

ecocompatibile, coerentemente con l’approccio One Health che considera, al fine del

benessere della salute dell’uomo, la tutela dell’ambiente e la tutela e il benessere degli

animali;

15. Rafforzare, in linea con l’approccio One Health la rete di sorveglianza per un sistema

sanitario nazionale ed europeo più resiliente soprattutto rispetto alla problematica legata

all’antibiotico-resistenza, tenuto conto che la mortalità per infezioni ospedaliere da patogeni

resistenti agli antibiotici costituisce una grave minaccia per la salute pubblica;

16. Potenziare e accrescere, all’interno di un progetto di rete nazionale, posti letto di

neuropsichiatria infantile e il relativo percorso diagnostico, terapeutico assistenziale,

investendo contestualmente nella formazione degli insegnanti di sostegno e degli educatori

in tema di salute mentale e neuropsichiatria infantile, anche al fine di garantire omogeneità

nella rete dei servizi per la salute mentale sul territorio nazionale;

17. Prevedere il monitoraggio e l’attuazione del benessere organizzativo affiancandolo agli

indicatori BES (benessere equo e sostenibile), in modo da contemplare, accanto a un

indicatore di esito, un altrettanto importante indicatore di sviluppo organizzativo, nel solco

della cultura della valutazione delle politiche pubbliche e della progettazione e gestione delle

reti ospedaliere e delle reti assistenziali della medicina del territorio.

Le Commissioni congiunte del Senato a loro volta hanno individuato i seguenti obiettivi.

Bisogna partire dal rafforzamento dell’intero Servizio sanitario universalistico, indicando come

“denominatore basilare le politiche di prossimità e l’integrazione tra politiche sanitarie, sociali e

ambientali”. Ecco alcuni punti della relazione, al netto di alcuni interamente sovrapponibili con la

relazione della Camera (es. territorio, ricerca, obsolescenza attrezzature diagnostiche etc.):

• È necessario investire su progetti di innovazione sociale e organizzativa del Ssn e del

welfare, investendo in primo luogo sulle politiche territoriali al fine di garantire l’integrazione

sociosanitaria, l’inter-professionalità e la presa in carico del paziente.

• Il modello della sanità di prossimità, facendo leva sulle potenzialità offerte dal digitale, deve

diventare il punto di riferimento per il paziente. La diffusione di tecnologie digitali consente

di incrementare l’efficacia e l’efficienza dei servizi di cure domiciliari integrate (sistemi di

monitoraggio, analisi e teleconsulto da remoto). In tema di digitalizzazione, occorre:

a) potenziare il fascicolo sanitario elettronico, rendendolo omogeneo, e applicandolo

definitivamente su tutto il territorio nazionale;

(b) sviluppare la telemedicina con piattaforme dialoganti fra loro e protocolli unici per

patologia, omogenei su tutto il territorio nazionale, con linee guida nazionali per il

riconoscimento delle prestazioni e la rimborsabilità delle stesse;

(c) investire nella formazione e nell’aggiornamento degli operatori sanitari per l’utilizzo di

strumenti digitali e nella semplificazione dei processi amministrativi attraverso la

digitalizzazione;

(d) potenziare i sistemi informativi e informatici in tutte le strutture sanitarie;

(e) introdurre una carta del paziente con QR code.

• È necessario migliorare la qualità e l’appropriatezza dei servizi assistenziali, attraverso

l’organizzazione di una rete territoriale di assistenza che comporti un ripensamento

dell’intera offerta sanitaria e socio-sanitaria, mediante un adeguato sistema di

accreditamento e con il rilancio dei distretti territoriali e socio-sanitari, mettendo in

relazione professionisti, strutture e servizi che erogano interventi sanitari e socio-sanitari di

tipologia e livelli diversi, attraverso modelli organizzativi integrati e, altresì, mediante la

promozione di una medicina territoriale costituita da équipe multidisciplinari;

• Rafforzare la conoscenza anche con progetti innovativi rispetto alla problematica legata

all’antibiotico-resistenza;

• In tema di salute mentale occorre rivedere e rafforzare tutto il sistema attraverso la

riorganizzazione dei Dipartimenti di salute mentale, anche costruendo una rete di servizi e

strutture di prossimità con il potenziamento della figura dello psicologo delle cure primarie

• Sarebbe opportuno favorire aggregazioni virtuose tra gli istituti di ricerca e le università al

fine di promuovere nuovi approcci diagnostici basati su tecnologie emergenti quali la

biosensoristica e le metodiche molecolari avanzate.

In coerenza con le citate proposte appare legittimo immaginare almeno cinque scenari di azione che

possano coinvolgere il non profit.

L’obiettivo, condiviso, guarda al sistema di welfare come strumento integrato “pubblico-privato

motivato non profit” per generare pre condizioni e condizioni di “salute” partendo da altrettanti

postulati:

• ogni intervento deve essere coerente con le caratteristiche e le potenzialità delle singole

collettività e dei rispettivi territori, anche in considerazione della tenuta delle “reti-primarie”

(famiglie);

• devono essere definitivi a livello nazionale obiettivi, strumenti normativi e modelli di

riferimento per l’area della c.d. integrazione socio sanitaria;

• nell’ambito di questa definizione devono essere postulati con precisione degli standard (sul

modello dei LEA) anche per la riabilitazione e la long term care (anziani non autosufficienti e

disabili);

• gli strumenti di intervento per acuti devono essere coordinati e pianificati (anche in termini

di integrazione tra professioni e competenze) almeno a livello regionale in modo tale da

effettivamente garantire gli obiettivi di assistenza sanitaria;

• le strutture per acuti degli enti privati non profit devono essere integrate nella suddetta

pianificazione e dunque sostenute anche con risorse strutturali “per funzione” ad

integrazione dei modelli di finanziamento “a produzione” (anche a beneficio delle politiche

per il personale).

Per attuare questi obiettivi le proposte sono le seguenti:

Parte adeguata (definita) delle risorse del recovery fund destinata agli interventi sanitari potrebbe

essere investita:

– per promuovere e incentivare – previa definizione a livello Nazionale della dote finanziaria, degli

obiettivi e rinvio alla Conferenza Stato Regioni per la loro attuazione – misure per l’aggregazione tra

strutture del privato non profit e strutture pubbliche per la realizzazione di interventi (anche di

digitalizzazione, condivisione delle informazioni e teleassistenza) che in una progressione di bassa

(territorio, servizi di medicina di base e domiciliarità), media (strutture diurne)e alta intensità

(strutture residenziali) accompagnino senza soluzione di continuità e secondo progetti

individualizzati i soggetti fragili, azioni e disabili (e le loro famiglie);

– per integrare strutturalmente – sulla base di specifici protocolli e accordi – ricerca, interventi per

acuti e riabilitazione (per esempio con plafond mobili o remunerazione unitaria delle due fasi

potenziando l’offerta assistenziale degli IRCCS e svincolandola – entro limiti definiti – dalla

programmazione territoriale);

– per consentire alle strutture sanitarie per acuti del privato non profit (per esempio gli ospedali

classificati che sottoscriveranno appositi protocolli di collaborazione) di investire nell’allestimento

di posti di terapia intensiva e/o TIPO (terapia intensiva postoperatoria) in misura coerente con le

necessità della loro produzione chirurgica e le esigenze territoriali (definite secondo l’epidemiologia

regionale e/o indici di disponibilità per numero di popolazione residente);

– per valorizzare l’investimento del privato non profit in funzioni territoriali di pronto

soccorso/pronto intervento (anche specializzate, eventualmente: per esempio traumatologiche,

neurologiche, cardiologiche);

– per l’adeguamento tecnologico ed informativo delle strutture sanitarie e sociosanitarie del privato

non profit che sottoscriveranno appositi accordi di collaborazione, anche in relazione a specifici

programmi di formazione sull’uso delle nuove tecnologie e la digitalizzazione.

E’ plausibile che lungo ciascuna delle prospettate direttrici, l’investimento effettuato, coinvolgendo

strutture private non profit (che dunque reinvestiranno in ulteriore efficienza/efficacia anche i frutti

economici di questi miglioramenti) sarà ampiamente generativo, anche in termini culturali.

La sottoscrizione di protocolli e accordi, conformi agli obiettivi definiti a livello nazionale e regionale,

non comporterà un incremento a regime della spesa sanitaria, in relazione ai benefici che ne

deriveranno sia in termini di produttività che di salute (intesa quale condizione di benessere fisico,

psichico e relazionale compatibile con lo stato di funzionalità dell’organismo nelle varie fasi della

vita). ( Segue )

Mauro Mattiacci