Ancora un rinvio della Corte Suprema indiana per decidede sui nostri Marò. La decisione è slittata al 24 febbraio. Il ministro Bonino infuriata: “Ora basta”, di fronte alla decisione di dare ancora una settimana di tempo al Governo di Nuova Dehli per chiarire se la legge anti-terrorismo e anti-pirateria può essere applicata al caso dei nostri fucilieri di Marina Girone e Latorre trattenuti illegalmente oramai da due anni. Ed Emma Bonino richiama intanto a Roma il nostro ambasciatore.
Quello della Corte Suprema è stato il 26 esimo rinvio reso necessario dalla mancanza di una risposta scritta del Governo indiano sulla possibilità di applicare nel caso del processo per la morte dei due pescatori che sono accusati apunto Girone e Latorre la Legge anti terrorismo e anti pirateria “Sua Act” che prevede anche il ricorso alla pena di morte. Legge che l’Italia ritiene inapplicabile. Da qui l’immediato richiamo a Roma dell’ambasciatore italiano a New Delhi, Daniele Mancini.
In apertura di udienza, l’avvocato della difesa dei due Marò, Mumukul Rohatgi, aveva ribadito ancora una volta con forza che “l’Italia non è un Paese terrorista”, mentre il procuratore generale E. G. Vahanvati confermava le pressioni internazionali sul Governo indiano per evitare che l’accusa di terrorismo contro i militari italiani “possa mette in crisi l’intero impianto delle missioni internazionali anti-pirateria e che c’è un dibattito tra il ministro degli Esteri, dell’Interno e della Giustizia per cui abbiamo ancora bisogno di tempo per decidere”. Il Presidente della Corte Suprema, V. S. Chauhan, ha comunque chiarito che il 24 febbraio sarà davvero il termine ultimo per l’accusa.
Riccardo Marini