E sugli F35, nonostente l’apprezzamento dell’esperto bellico Marcelletti, ecco che piomba una nuova tegola dal Pd. Per gli esperti di casa Renzi ne basterebbero all’incirca la metà, vale a dire 45 in luogo dei 90 già ridotti dalla quantità inizialmente ipotizzata, e per le altre esigenze meglio puntare sui collaudati caccia Eurofighter di concezione interamente Ue. Tutto ciò produrrebbe un risparmio di almeno un miliardo l’anno per poi trasferirsi in altre importanti ricadute che non si esauriranno certo con l’acquisto dei velivoli.
Guardare all’Eurofighter significa su puntare su di un sistema europeo di difesa integrata in grado di garantire funzionalità ed efficienza creando così una prezioso supporto di logistica militare che assicuri anche sinergie tra i vari Paesi che formano l’Unione.
Uno studio, quello condotto dal Pd, che ha il sapore di una vera e propria rivoluzione. E’ il risultato di un’attenta ricerca che verrà nei prossimi giorni presentata dai 21 componenti Pd della Commissione Difesa della Camera all’intero gruppo parlamentare del loro partito.
L’indagine conoscitiva, comunque, sarà a disposizione di tutti i partiti affinché ciascuno possa meglio formulare il proprio documento politico. Renzi è stato sempre un forte sostenitore della “ricerca”, osteggiato da M5S e sel che temevano “manovre” per insabbiare la questione. La vera novità è la restituzione della sovranità delle Camere in tema di armamenti militari con il possibile rilancio del programma Eurofighter in precedenza “stoppati” brutalmente da ben tre ministri della Difesa che i sono succeduti alla guida di Palazzo Baracchini, La Russa, Di Paola e lo stesso attuare responsabile, Mauro. Ora tutto sembra tornare decisamente in gioco.
Del resto, il 16 luglio scorso il Senato aveva approvato la mozione di maggioranza di Partito democratico e Popolo della libertà, appunto con l’avvio un’inchiesta su efficacia e costi del programma militare Joint
Quello dell’F-35 Lightening II è il programma militare aeronautico più costoso di tutti i tempi. Conosciuto anche come Joint strike fighter, fu “lanciato” da Stati Uniti insieme ad altri otto paesi, tra cui l’Italia, all’inizio degli anni novanta per costruire la famiglia F-35 nelle diverse versioni, cacciabombardieri ipertecnologici di quinta generazione. Un programma ambizioso, che in origine prevedeva la costruzione di 3.173 velivoli per la cifra record complessiva di 396 miliardi di dollari, salvo sicure sorprese strada facendo. Per questo, sin da subito furono molte le proteste a cominciare dagli stessi Stati Uniti.
E dall’inizio del programma, i costi degli F35 sono già lievitati del 70 per cento. L’Italia, secondo stime del 2012, avrebbe dovuto spendere nel progetto tra i 13 e i 17 miliardi di euro. Cifra in ogni caso folle, soprattutto in un momento “disastrato” come questo. In ogni caso, dovremmo giocoforza avvalerci di
Di Eurofighter, o Typhoon, l’Italia ne ha finora in linea 96. Dal prototipo, designato come EFA (European Fighter Aircraft), fu sviluppato un velivolo multiruolo (Swing Role) con ruolo primario di caccia da superiorità aerea e intercettore. Un caccia ella cosiddetta quarta generazione e mezza, bimotore a getto con ala a delta e alette canard. È stato progettato e costruito da un consorzio di nazioni europee, costituitosi nel 1983, comprendente anche l’Italia, col suo non insignifante 21 per cento di Alenia. Nonostante fossimo nel pool dei costruttori, i primi Eurofighter Tiphoon sono entrati in servizio nella nostra Aeronautica Militare solo il 28 febbraio 2004. I soliti misteri all’italiana. Ed ora il mercato sembra proprio riaprirsi.
Enrico Massidda