Indagato Silvio Berlusconi con i suoi avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo assieme ad altre 42 persone per “corruzione in atti giudiziari” nella inchiesta cosiddetta “Ruby tre”. L’iscrizione nel registro degli indagati dell’ex Premier e del nutrito gruppo di persone a lui vicine, tra cui i suoi difensori, è giunta a seguito dell’invio alla Procura da parte del Tribunale di Milano dove si è celebrato il processo Ruby di un fascicolo contenente la documentazione che comproverebbe in particolare la corruzione di testimoni che avrebbero avvalorato le tesi difensive di Silvio Berlusconi nel corso del dibattimento, conclusosi, come si sa, con pesanti condanne.
Il procuratore ha anche spiegato come quando il Tribunale dispone con sentenza ulteriori indagini, la Procura per “prassi” tenda ad affidare gli accertamenti ai magistrati che hanno già seguito la prima parte dell’inchiesta. Ma questa volta la Boccassini ha rinunciato, e Antonio Sangermano è stato nel frattempo trasferito ad altra Procura. Di qui, la scelta di affidare l’inchiesta al pubblico ministero Pietro Forno e a un altro pm del suo dipartimento, Luca Gaglio.
Come si ricorderà, la sentenza del 24 giugno scorso ha condannato il Cavaliere a sette anni di carcere per concussione e prostituzione minorile, disponendo la trasmissione degli atti alla Procura per accertare aventuali false dichiarazione rese dai testi durante gli interrogatori e il dibattimento. Per i giudici si sarebbe trattato, oltre che di “gravissimo inquinamento probatorio” disposto da Berlusconi durante il processo, di “deposizioni compiacenti” anche per “vantaggi economici e di carriera” che gli avrebbe garantito l’ex premier. Molte delle oggettive sarebbero state così pagate per mentire.
Isadora Casadonte