Nuove implicazioni a Roma per il caso Cerroni. Questa volta ad essere indagati sono i suoi “amici” di Malagrotta. I carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) indagano sulla rete di vigili che avrebbe aiutato il ras dell’immondizia a superare i blitz della polizia municipale del XVI gruppo, seguiti agli esposti dei residenti della zona per la mancata copertura dei rifiuti, prevista dalla legge. I vigili corrotti avrebbero avvisato con anticipo degli imminenti controlli i gestori di Malagrotta, così da garantire loro il tempo di dare una «parvenza di normalità» all’impianto.
In un’intercettazione telefonica dell’11 agosto 2010, Pietro Giovi, fedelissimo di Cerroni, viene informato da un dipendente della presenza nella discarica di due vigilesse «che sono venute l’altra volta, le aveva accompagnate lei per fare un giro e chiedevano se era possibile fare un altro giro perché hanno avuto una segnalazione di movimenti che non sono quelli normali di copertura».
Queste le parole del dipendente dell’impianto in una telefonata intercettata: «So’ annate via! Hanno detto che per venerdì gli faccio lasciare un po’ di fotografie, sia della ricopertura che il rivestimento che stiamo a fa’ per la scarpata. Così chiudiamo questa pratica e non ci rompono più le scatole».
Marco Giudici, presidente della commissione trasparenza del Municipio XII (ex XVI), prende posizione: «Dalle intercettazioni emergono elementi inquietanti. Voglio sperare che quanto pubblicato non sia la punta di un iceberg di un sistema di controllo trasversale dell’edilizia e del commercio. A fare luce ci penserà la magistratura».
Isadora Casadonte