Rinvio a giudizio per il Presidente leghista della Regione Piemonte Roberto Cota. La richiesta è della Procura di Torino e giunge al termine dell’inchiesta che riguarda le cosiddette “spese pazze” sostenute da Cota e da un nutrito gruppo di 39 consiglieri con i fondi destinati ai gruppi consiliari regionali. Il reato ipotizzato è il peculato. Lo stesso provvedimento è stato proposto anche per Sara Lupi, figlia del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi, che vanta un contratto di collaborazione col gruppo Verdi Verdi, ed è accusata di aver ricevuto regolarmente lo stipendio per un lungo periodo pur essendo in soggiorno studio a Parigi, quindi ben lontana dal capoluogo piemontese.
Analoga richiesta di processo anche per Gabriele Moretti, consigliere comunale dei Moderati, che ha rassegnato le dimissioni la scorsa settimana e che, secondo la Procura, avrebbe agito in concorso col collega della Regione Michele Dell’Utri, attraverso la sua società di call center, facendosi corrispondere compensi per “sondaggi politici” per quasi 200 mila euro a fronte di “prestazioni in tutto o in parte inesistenti”. Per l’ex governatore Mercedes Bresso e per l’esponente di Sel Monica Cerutti è stata, invece, richiesta l’archiviazione.
Il governatore leghista sostiene inoltre che “il problema dei costi della politica è stato da subito affrontato in questa legislatura dal Consiglio Regionale in modo risolutivo, caso unico e raro” e che “il Consiglio regionale (del Piemonte) costa oggi, grazie alla mia maggioranza, trenta milioni in meno l’anno, abbiamo addirittura eliminato la pensione per i Consiglieri Regionali”.
Iniziata nel 2012, l’inchiesta che riguarda le spese sostenute con i fondi dei gruppi consiliari regionali ha coinvolto 56 consiglieri. Peculato, truffa e finanziamenti illecito ai partiti sono i reati ipotizzati dagli inquirenti. Ora dovrà essere il G.I.P.a valutare l’esito della conclusione dell’indagine della Procura.
Il caso Cota sembrerebbe essere solo la punta dell’iceberg dello sconcertante fenomeno di corruzione dilagante che interessa diverse Regioni del nostro Paese e che continua ad indignare gli italiani.
Isadora Casadonte