Incontro a Parigi in vista della Conferenza di Pace sulla Siria. Si tratta di convincere l’opposizione a partecipare

Incontro a Parigi del segretario di Stato Usa, John Kerry, e dei rappresentanti di altri 10 paesi, chiamati gli”Amici della Siria”,  impegnati da tempo negli sforzi affinché nel paese medio orientale si riesca a giungere ad un cessate il fuoco che fermi il massacro in  atto da due anni che fino ad oggi avrebbe fatto 130 mila morti.

L’obiettivo di Kerry e degli altri diplomatici è quello di convincere l’opposizione contraria a Bashar al-Assad, riunita nella “Coalizione Nazionale” a partecipare ai colloqui di pace, noti come “Ginevra 2” che dovrebbero iniziare a fine mese in Svizzera a Montreux.

La Coalizione è profondamente divisa sulla questione perché la sua componente maggioritaria, il “Consiglio nazionale siriano” ha a lungo sostenuto che non parteciperà ai colloqui di pace senza avere la garanzia che al- Assad non avrà più alcun ruolo nel governo provvisorio che si auspica uscirà dalle trattative.

In vista della riunione delle diverse fazioni organizzata a Istanbul per la prossima settimana,  giungerà a Parigi anche il leader della Coalizione Nazionale, Ahmad Jarbe.

Nel frattempo gli scontri sul terreno sembrano rendere ancora più problematica la ricerca di una soluzione diplomatica. Da un lato, infatti, le forze governative sono riuscite a recuperare molte aree perse in precedenza, in particolare nella zona  di Aleppo, la seconda città della Siria. All’interno del fronte delle opposizione, inoltre, è letteralmente esploso un conflitto con i gruppi jihadista collegati ad al-Qaeda, tra i quali quello dello Stato islamico dell’Iraq e il Levante (ISIL), che sta provando a controllare direttamente un proprio territorio a cavallo tra Siria ed Iraq.

Un altro punto critico relativo ai colloqui è quello della partecipazione dell’Iran che costituisce il principale alleato di al-Assad ma che ha svolto una funzione determinante nel superamento della crisi determinatasi la scorsa estate sulla questione della armi chimiche del regime di Damasco.

John Balcony