Per associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti e truffa sette persone sono fnite in manette. Gli arrestati, tutti ai domiciliari, sono l’avvocato Manlio Cerroni, considerato il “re della monnezza”, proprietario dell’area della famigerata discarica di Malagrotta, la più grande d’Europa e chiusa in via definitiva il 1 ottobre 2013, e di numerose altre aere di raccolta dei rifiuti, l’ex Presidente del Lazio per il Psi Bruno Landi, Luca Fegatelli, fino al 2010 capo della direzione regionale energia e poi nominato dalla presidente Polverini a capo dipartimento Territorio della Regione. Vi sono poi il manager Francesco Rando, l’imprenditore Piero Gioi, Raniero De Filippis, attualmente responsabile della Direzione Infrastrutture Ambiente e politiche abitative e, infine, Pino Sicignano, Direttore della discarica di Albano. Altri 14 gli indagati, tra cui l’ex Presidente della regione Piero Marrazzo.
Per l’avvocato Cerroni, vero e indiscusso boss dei rifiuti, all’inizio del 2013 era stato già chiesto il rinvio a giudizio a seguito di un’inchiesta in cui era gravemente indiziato, assieme ad altre persone tra dipendenti della Regione Lazio e funzionari dell’Arpa Lazio (Associazione Regionale Protezione Ambientale), di associazione a delinquere, estorsione, truffa e traffico illecito di rifiuti.
Sarebbero comunque 21 le persone coinvolte dall’inchiesta. Tra queste pure l’ex Governatore della
Si è appreso che i magistrati della Procura di roma hanno riunito quattro filoni dell’inchiesta romana sui rifiuti in un unico procedimento. I provvedimenti restrittivi delle libertà disposti oggi sarebbero originati da
Sulla realizzazione dell’invaso in località Monti dell’Ortaccio, secondo i giudici il gruppo Cerroni operò “simulando l’esistenza di titoli autorizzativi di fatto inesistenti”. Un’operazione, come sarebbe stato accertato, che, “ha generato un profitto per le casse della società Giovi stimato in non meno di 8 milioni di euro”.
Inoltre, tonnellate e tonnellate di rifiuti destinati alla differenziata ma mai trattati finivano invece nella discarica di Malagrotta, nonostante la proprietà dell’impianto di differenziazione incassasse diversi milioni di euro. Di fatto un colossale business alimentato dalle fittizie continue emergenze dichiarate per Malagrotta che permettevano altri considerevoli illeciti guadagni
Tutti episodi di “inaudita gravità”, come sottolineano i giudici nel’ordinanza di 400 pagine, a partire almeno dal 2008, dovuti per volere una struttura verticistica parallela alle gestioni delle società del Gruppo Cerroni, con a capo lo stesso avvocato Manlio chiamato “Supremo” dagli altri indagati e subito sotto di lui Bruno Landi. Un’organizzazione creata al fine di realizzare e mantenere il monopolio della gestione dei rifiuti solidi urbani.
Riccardo Marini