L’ultima “isola” del socialismo reale verso la via della modernizzazione. Decisivo passo avanti di Cuba verso quelle riforme economiche indispensabili a far uscire l’isola caraibica dall’isolamento che per lunghi decenni, soprattutto per i disastrosi effetti dell’embargo americano e della guerra sotterranea condotta dalla Cia, ne ha ostacolato di fatto lo sviluppo fermando le lancette dell’orologio all’inizio degli anni ’60 all’inizio dell’era di Fidel. Così, dopo la stretta di mano tra il presidente Usa Barak Obama e il “capo di Cuba” Raul Castro in Sud africa in occasione dei funerali di Nelson Mandela e dopo che tra i murales dell’Avana inneggianti la rivoluzione di Fidel Castro e dell’indimenticato “Che” è apparso un “Obama batti il cinque”, è proprio il fratello di Fidel, Raul Castro, l’artefice di una doppia assai significativa e fino a poco fa impensabile innovazione: la fine del doppio sistema monetario, che per decenni ha significato discriminazione economica e disuguaglianza tra i
Il doppio regime monetario venne introdotto nel ’92 all’indomani del dissolvimento dell’Unione Sovietica, quando improvvisamente a Cuba vennero meno gli aiuti di Mosca che in qualche modo avevano fino ad allora mitigato gli effetti dell’embargo americano e di conseguenza del modo occidentale. Cuba entrò in una crisi profonda e una delle principali risorse fu il turismo di massa. Fidel e i suoi economisti “inventarono” così il peso convertibile, ovvero l’attuale Cuc,
Il Cuc è appunto utilizzato nel settore turistico e per l’acquisto di merci importate, mentre la maggior parte dei cubani continua a usare il peso “ordinario” del valore di circa quattro centesimi di dollaro. Una diversificazione che sebbene abbia fatto bene alle casse dello stato ha provocato invitabilmente risentimenti e disuguaglianze tra i molti che non potevano accedere ai tanti prodotti acquistabili solamente con il Cuc.
Occorrerà comunque del tempo per l’eliminazione di tali distorsioni. Il processo, infatti, si prevede lungo, diluito negli anni per cercar di evitare contraccolpi che potrebbero addirittura mettere a dura prova, magari con una forte impennata dell’inflazione, la stessa tenuta del Regime. L’annuncio ufficiale,
L’altra grande novità è la liberalizzazione del mercato delle auto, fermo di fatto alla rivoluzione del 1959 che ha appunto fatto di Cuba il più vecchio e malandato parco auto del pianeta. Ora auto, moto, camion, furgoni motocicli e bus, nuovi o usati, potranno esser venduti liberamente a prezzi di mercato, senza pastoie burocratiche e permessi che hanno in realtà favorito la speculazione. Quindi via libera alle auto nuove e moderne, col progressivo addio delle pittoresche e vetture americane ante rivoluzione dai colori sgargianti per mascherar ruggine e magagne varie che costituiscono uno dei più più folcloristici aspetti della Cuba motorizzata.
Enrico Massidda