Il primo esperimento di funzionamento del Mose di Venezia è riuscito. La prima paratoia del sistema di dighe mobili per la salvaguardia della laguna di Venezia si è regolarmente alzata dal fondo dell’acqua della bocca di porto di Treporti, dove sono già sistemate 4 delle 78 barriere mobili di metallo che formeranno appunto il Mose. Presente il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, la prima paratoia a venir fuori dall’acqua della laguna è stata 7. Poi, a sette minuti di distanza una dall’altra, sono apparse la 6, la 5 e la 4.
“Per l’operazione di salita di una una paratoia occorrono circa 10 minuti – ha spiegato ai numerosi giornalisti di tutto il mondo presenti il direttore generale del Consorzio Venezia Nuova, Hermes Redi – mentre la paratoia viene insufflata aria compressa per farla emergere. Tutte le operazioni vengono coordinate da un centro operativo all’Arsenale, attivo già da due anni, in grado di fornire previsioni utili per l’azionamento del Mose con tre giorni di anticipo”.
Riguardo alla prima prova pratica del funzionamento dei primi 4 elementi del Mose, la soddisfazione del presidente della regione veneto Zaia e del sindaco di Venezia. In contrapposizione, la contestazione di un gruppetto di ambientalisti oppositori del progetto, controllata dai servizi di sicurezza. Bisognerà
La realizzazione del Mose è iniziata nel 2003 con la posa della prima pietra. Lo stato di avanzamento dei lavori è attualmente pari all’80 per cento. Il costo ammonta a 5493 milioni di euro, prezzo stabilito nel 2005. 4934 milioni per il dispositivo di difesa e 559 necessari per compensazioni ambientali, il monitoraggio dei cantieri e le piattaforme informatiche. Lo Stato ha stanziato 4867 milioni di euro, ma ad oggi ne sono disponibili 3704. Il Consorzio Venezia Nuova, per permettere ai lavori di proseguire, ha fatto ricorso a rilevanti prestiti-ponte.
Veronica Gabbuti