Altro grave attentato in Iraq contro una scuola di Mosul, nel nord del paese, dove un kamikaze ha ucciso 15 persone, uccidendo 12 alunni,due poliziotti e il preside dell’istituto. Anche il kamikaze, naturalmente, è morto nell’esplosione dell’autocarro di cui era alla guida. L’uomo è entrato nel cortile della scuola con un camion imbottito di esplosivo e si è fatto saltare in aria. Il mortale attacco è avvenuto a pochi minuti di distanza da un’altra esplosione all’esterno di un commissariato, che non ha provocato vittime. I feriti delle due esplosioni sono almeno 90. “Noi, come tutto l’Iraq – ha detto il sindaco della città colpita -siamo afflitti dalla minaccia di Al Qaeda. Oggi siamo stati colpiti da due grandi esplosioni che hanno provocato decine di vittime e feriti. La prima era un camion bomba che ha colpito una stazione di polizia e la seconda una scuola elementare”. Ancora nessun gruppo ha rivendicato i due attentati, ma secondo la polizia irachena “l’impronta di Al Qaeda sarebbe chiara in entrambe le bombe”.
Nelle ore precedenti si erano avuti altri 62 morti, provocati sempre da attentatori suicidi che hanno preso di mira due diverse comunità sciite. Quella del quartiere Kadhimiya di Bagdad dove si trova un importante santuario e quella di Balad, ad 80 chilometri circa al nord della capitale.
Nel primo attentato, portato a compimento ad un posto di blocco nei pressi del santuario, sono morte 48 persone. Quasi tutte erano pellegrini sciiti diretti al luogo di culto. 12 sono invece i morti rimasti sul pavimento di un caffè di Balad in cui si è fatto esplodere il secondo kamikaze. Gli attacchi sono avvenuti alla vigilia di una festa per la ricorrenza della morte di un iman molto importante per gli sciiti.
Mentre appare evidente che i due attentatori suicida facessero parte di un’organizzazione legata ad al-Qaeda o ad altri gruppi di estremisti sunniti, è più difficile capire, in mancanza di una rivendicazione, chi possano essere stati gli autori dell’omicidio dei due giornalisti. Lavoravano, infatti, per la televisione irachena “Al-Sharqiya News”, spesso molto critica verso il governo dello sciita Sha-led e molto popolare tra la minoranza sunnita del Paese.
L’ Iraq si sta confermando uno dei paesi più pericolosi per i giornalisti. Sarebbero 261 i reporter giornalisti uccisi e 46 quelli rapiti negli ultimi dieci anni, da quando cioè c’è stata l’invasione del Paese da parte degli americani.
Veronica Gabbuti