Il Consiglio dei Ministri ha approvato la nota di aggiornamento al Documento della finanza pubblica rivedendo in il Pil 2013 a -1,7% e prevedendo uno sforamento dei parametri di Maastricht che, sia pure di poco, dello 0,1 per cento, sarà al di sopra del 3 per cento, anche se dovrebbe diminuire al 2,3 – 2,4 per cento l’anno prossimo.
“L’interruzione della discesa dei tassi e la ripresa dell’instabilità politica pesa sui conti e per questo non siamo stati in grado di grado di scrivere oggi 3%” così Enrico Letta spiega perché per ora il Governo può solo prendere l’impegno di rientrare entro il 3 per cento entro la fine dell’anno: “C’è l’impegno, ha detto il Presidente del Consiglio, confermato di mantenere i patti presi con i partner europei e con l’Unione europea”.
Da Bruxelles gli ha subito fatto eco il portavoce del commissario agli affari economici Olli Rehn dicendo che la Commissione Ue accoglie positivamente “ il fermo impegno da parte del premier Letta di assicurare il rispetto degli obiettivi di bilancio per quest’anno”.
Le indicazioni scaturite dal Consiglio dei ministri non favoriscono la soluzione del nodo politico su cui sta dibattendo la “maggioranza” che sostiene l’esecutivo. Alla luce dei dati, infatti, dovrebbe andare avanti la richiesta del ministro Fabrizio Saccomanni di aumentare l’Iva al 22 per cento. Cosa che ha provocato un nuovo intervento del Pdl, attraverso il capogruppo alla Camera Renato Brunetta, fortemente contrario a questa ipotesi, così come a quella di rivedere ancora una volta la questione Imu.
Red