La carta segreta è una nave monstre. E’ l’asso nella manica della Costa crociere. Ovvero una nave, insolita, che forse dovrebbe esser definita con termini diversi anche se pur di nave sempre si tratta. Un mezzo che avrà il compito di “inghiottire” letteralmente la Concordia per trasferirla nel luogo dove sarà smantellata. Indiscrezioni danno per già prenotato dagli armatori il mostro, anche se, sui due piedi, prima di averlo visto in fotografia, rimaneva difficile da immaginare di cosa esatamente si trattasse. Restava impossibile d’istinto immaginare a qualcosa anche lontanamente simile al concetto di nave che potesse accogliere al suo interno un gigante come la Costa Concordia. Non dimentichiamoci, infatti, che il gigante trafitto dallo scoglio delle Scole è lungo 290 metri, qualcosa quasi come tre campi di calcio, e alta 60 metri, come un palazzo, o piccolo grattacielo che dir si voglia, di 20 piani, e anche di più. Senza considerare le 114 mila tonnellate di peso, che non sono proprio uno scherzo.
Nei fatti un gigante in grado di sollevare disinvoltamente dall’acqua navi anche più pesanti del Concordia e trasportarle facilmente per il mondo. A una velocità di più alta di quella di un tradizionale traino, e per di più con maggiore sicurezza.
La Vanguard è lunga 275 metri, una tantino meno della Concordia, che tuttavia è più stretta. Sarebbe l’unica al mondo in grado di traferir la nave Costa. Il sospetto, comunque, è che la compagnia armatrice che poi, non va dimenticato, è la proprietaria del relitto, abbia già deciso di affidare la demolizione a un porto lontano, senz’altro economicamente a lei più conveniente. La Costa, dal proprio punto di vista, esplora ogni strada, anche se infine dovrà tener conto anche di “altrui” decisioni, se non altro per i danni combinati.
Prosegue, intanto, la “guerra del relitto”, con la battaglia ingaggiata per la scelta del bacino dove sarà demolita la Concordia. Ci sono, infatti, in ballo lavori da 100 milioni di euro, il cui valore è di molte volte più alto se si calcola quanto procurato dall’indotto. Una vera boccata d’ossigeno puro in questo momento di crisi e di ristagno dell’economia.
E capitan Schettino? L’ex comandante del Concordia, chiuso nella sua casa di Meta di Sorrento, sta studiando le carte contenute nei numerosi faldoni del processo. La prossma udienza è vicina, il 23 settembre al Tribunale di Grosseto. Francesco Schettino dovrebbe essere presente in aula. Un’udienza blindata, si preannuncia. Trecento i giornalisti di tutto il mondo che hanno chiesto l’accredito e che, come per le precedenti occasioni, troveranno posto nella galleria. Vietatissimi i telefoni cellulari. Disposta la presenza all’interno dell’aula di una sola telecamera che fornirà le immagini a tutte le altri emittenti.
Gianni Belfiore è un fiume in piena, e ribadisce, a suo parere, la negatività del “troppo tecnicismo che disabitua gli ufficiali di coperta ad avere la percezione delle distanze nella navigazione sotto costa”. “A metà degli anni 60′ – racconta Befiore – ero imbarcato sulla grande nave da carico “Ninny Figari” che faceva la spola tra Genova e il Nord America. Il comandanta Grattarola non voleva assolutamente che noi ufficiali sotto costa usassimo il radar, perché altrimenti avremmo perso la percezione visiva delle distanze. Noi lo usavamo lo stesso di nascosto, ma solo come controllo dopo aver eseguito i rilevamenti con i metodi tradizionali. Il comandante Grattarola aveva ragione”.
Enrico Massidda