L’8 ottobre prossimo, il Governo degli Stati Uniti farà distruggere sei milioni di zanne d’avorio di elefante fino ad ora immagazzinate in un deposito nei pressi di Denver, nel Colorado. La decisione è stata presa all’interno di una strategia studiata contro il bracconaggio che, se continuasse all’attuale ritmo di oltre 96 pachidermi abbattuti ogni giorno, porterebbe al totale sterminio dei 35 mila elefanti che si ritiene siano oggi in vita sul continente africano.
L’avorio di cui è in possesso il Governo statunitense è frutto dei numerosi sequestri effettuati ai posti di frontiera, terrestri, aerei e marittimi dai doganieri americani. In molti casi, e lo dicono peso e dimensione delle zanne, si tratta anche di elefanti giovani. Cosa che fa disperare sul futuro della specie visto che un elefante comincia a riprodursi dopo aver raggiunto l’età di 25 anni.
Steve Oberholtzer, dell’agenzia statunitense per la pesca e la fauna selvatica, “Fish and Wildlife Service”, in vista della distruzione dell’avorio organizzato tra tre settimane, sostiene che “l’unico modo per porre fine a questo commercio è quello di ottenere il sostegno internazionale. Questo è l’obiettivo cui puntiamo con la distruzione dell’avorio contrabbandato “.
La domanda ovvia, a questo punto, è se le distruzioni di così larghe quantità di avorio costituiscano una buona idea o meno. Altri paesi hanno già distrutto enormi quantità di avorio.
Nel 1989 in Kenya furono date alle fiamme 13 tonnellate di avorio e nelle Filippine altre 15 milioni di tonnellate sequestrate finirono tritate sotto i rulli industriali. Il massacro di elefanti e rinoceronti non ha comunque avuto sosta.
In alternativa, si sono organizzate svendite di avorio, nel 2008 e nel 2010, con il supporto del 178 nazioni aderenti alla Convenzione sul commercio internazionale delle specie selvatiche di flora e fauna minacciate di estinzione, ma i risultati di quest’altra strategia sono ritenuti controversi.
John Balcony