Adriano Celentano ha fatto un intervento importante. Estremo sotto certi punti di vista, per amore di Venezia e della sua Laguna. Ha per forza di cose dovuto invadere, ancora una volta, un campo non suo, come è quello della politica. Perché la politica rischia, con la sua inattività, di creare i presupposti perché aumentino i pericoli per Venezia.
Ci immaginiamo un incidente dinanzi a San Marco come quello accaduto all’Isola del Giglio? Immaginiamo una nave da 100 mila e oltre tonnellate che si “corica” in Laguna? E se perdesse anche solo una parte del proprio carburante e del resto dei materiali inquinanti di bordo? Insomma, sarebbe la fine di Venezia.
Quello che non hanno fatti barbari e invasori, potrebbe accadere in pochi attimi per sbadataggine, superficialità, errore.
Noi, invece, pensiamo ad altro, per lo più distratti da camarille, interessi, piccoli e grandi giochini di potere, tuttalpiù fidando nella nostra buona stella che non farà mai accadere simil sciagura. E invece, come non ci avesse insegnato qualcosa lo scellerato “inchino” del Concordia, proprio a Venezia ci siamo andati vicino, solo per poche decine di metri, pare, neppure due settimane or sono.
Per interessi economici, ignavia, mancanza di coraggio facciamo entrare ed ormeggiare in Venezia dei giganti lunghi tre volte un campo di calcio. Bestioni di oltre 100 mila tonnellate gettano le ancora dove i saggi responsabili del porto nel passato, quelli dell’Italietta arretrata e senza “creatività” non li avrebbero di sicuro fatti neppure arrivare.
E’ vero che all’epoca non esistevano “bestioni” da 100 mila tonnellate. Il transatlantico Cristoforo Colombo, ad esempio, con le sue quasi 30 mila, pari o inferiore di poco alla stazza di quelle degli altri “giganti dell’epoca, soprattutto britannici o scandinavi, durante le sue visite a Venezia veniva fatto ormeggiare ben prima di San Marco, subito dopo l’isola di Sant’Elena. E solo di rado, in particolari condizioni di marea, veniva fatto proseguire, ma trainato da rimorchiatori. Quando le navi passeggeri erano vere navi costruite per solcare tutti i mari nelle più avverse condizioni e non paciosi colossi più simili a giganteschi condomini con tanto di balconi e balconcini. Tempi, esigenze e mercati son cambiati, è vero, ed è giusto sia così, inseguendo i desideri della gente. Ma la Laguna, per fortuna, è rimasta ciò che è sempre stata, e come tale deve esser salvaguardata e rispettata.
Una legge che prevedeva, sì, l’abbattimento consistente delle tonnellate delle navi da crociera autorizzate a presentarsi davanti a San Marco. Ma che, poi, lasciava aperta le porte alle deroghe, all’italiana, sino a quando non sarebbero stati individuati dei percorsi alternativi per i bestioni del mare, così ambiti da tutti i porti del mondo per il loro carico di gente disposta a spendere durante la vacanza.
Il che non è nemmeno troppo vero, dal momento che le compagnie vendono tutto il possibile a bordo ai crocieristi prima dello sbarco per trarne il massimo profitto.
C’è anche da ricordare che l’intervento di Celentano non è il primo sull’argomento. Lo fece già mettendo dei versi sulla questione in una canzone. Cosa che fece inalberare l’attuale Presidente dell’Autorità Portuale veneziana, Paolo Costa, il quale corse a spiegare che, in realtà, da tempo si stava lavorando a delle ipotesi alternative.
Cioè il porto più vicino, più attrezzato per accogliere le navi da crociera, con nuove strutture in corso di allestimento.Il più prossimo per distanza via terra, soprattutto via treno, al momento per la verità mezzo troppo trascurato. Da Trieste, infatti, è possibile fare arrivare e ripartire rapidamente i crocieristi soprattutto per Venezia, senza che ciò comporti il correre, pressoché quotidianamente, il rischio di vedere distrutto il simbolo mondiale delle città lagunari.
Ci si troverebbe di fronte a una cosa anche inedita per il nostro Paese, dove ognuno pensa solo al proprio “orticello”. Quando, invece, le logiche della globalizzazione e dei grandi numeri a livello internazionale dovrebbero spingere per superare i particolarismi e trovare sempre occasioni di collaborazione tra i diversi “territori” e le risorse di cui é ricca l’Italia. Troppe volte noi dimentichiamo che da soli si perde quasi sempre, insieme si può anche vincere.
Con il trasferimento delle navi bisogna pensare anche al trasporto dei crocieristi verso Venezia. Ecco che, allora, entra in campo Roma. Proprio nella capitale, infatti, qualche giorno fa la Presidente dell’Autorità Portuale di Trieste, Marina Monassi, ha incontrato l’Amministratore delegato di Ntv, Giuseppe Sciarrone.
Visto che Mauro Moretti, alla guida del Gruppo Fs, e quindi di Trenitalia, non ne ha voluto nemmeno sentir parlare, sembra rifiutando ripetutamente anche solo qualsiasi forma di dialogo. Anzi, ha ridotto la Trieste ferroviaria a un terminale di lente, affollate e “disarmanti” tradotte per pendolari, sopprimendo, per di più, qualsiasi traffico passeggeri per l’est europeo, attraverso lo storico valico di Villa Opicina.
Si sono, così, già impostate le prime prospettive verso cui operare per risolvere un problema cruciale per il trasferimento delle grandi navi a Trieste. E’ necessario che Italo possa svolgere la propria funzione tra i due capoluoghi di Regione ottemperando alle necessità basilari di una logica di mercato.
E’ quindi necessario avviare celeri verifiche. Sia tecniche, relative all’attività ferroviaria, sia in relazione alle reazioni delle compagnie che gestiscono al momento le crociere interessate.
E’ da notare che il colloquio tra il Presidente Marina Monassi e l’Ad di Ntv ha avuto anche l’appendice di una conversazione telefonica congiunta con il Presidente dell’Autorità Portuale Veneziana, Paolo Costa, con il quale sono stati approfonditi i punti relativi allo sviluppo di una collaborazione da cui tutti hanno da guadagnare. E già per settembre sono fissati nuovi colloqui.
Enrico Massidda