A 35 anni dal rapimento e dall’uccisione dello statista democristiano, il “caso Moro” è più aperto che mai. Tutti i partiti sono per la formazione di una “Commissione d’inchiesta parlamentare” e in tantissimi aderiscono in blocco alla proposta Fioroni-Grassi. Largo consenso, quindi, all’iniziativa dei depudati Pd nel tentativo di far luce su “una pagina ancora tanto densa di misteri e di enigmi”.
Un sostegno globale, da ogni parte. Alle firme di Giuseppe Fioroni e Gero Grassi si sono aggiunte, infatti, quelle dei capigruppo del PD Speranza, del PDL Brunetta, di SEL Migliore, di Scelta Civica Dellai, di Fratelli d’Italia Meloni, del Centro Democratico Pisicchio, del vice capogruppo della Lega Nord Pini, da Bersani, Bindi, Fitto, Cesa, Tabacci, Cecconi e da altri novanta deputati. Silenzio, almeno sinora, dalle fila grilline.
Proprio nel momento in cui la credibilità delle istituzioni vacilla si fa largo il sospetto, se non la certezza, che la morte di Moro avrebbe potuto essere evitata. La moglie Noretta, al secolo Eleonora Chiavarelli morta nel 2010 a quasi 95 anni, i figli Maria Fida, Anna, Agnese e Giovanni ne hanno sempre avuto certezza, assieme agli altri stretti famigliari e alla piccola cerchia dei pochissimi veri amici più cari.
La ricerca della verità, tra le enormi difficoltà di cui tutti sono consapevoli, significa in primo luogo “rispetto per Aldo Moro, per la sua famiglia e per tutti coloro che credono e amano la democrazia e la libertà e proprio per questo non temono la verità”, non si stancano di ripetere Fioroni e Grassi, ai quali spiace, purtroppo, constatare che ancor oggi esista “una reticenza generale a discutere del Caso Moro, di cui si parla solo in occasione delle ricorrenze del rapimento del 16 marzo e del ritrovamento del corpo senza vita il 9 maggio”.
Enrico Massidda