Il “Decreto del Fare” si rivela sempre più spesso come l’incitamento al “non fare”. Questa volta è il caso del Wi Fi nei locali pubblici, ovvero quel collegamento a internet senza fili sinonimo di avanguardia, progresso e libertà. In Italia, invece, grazie ai nostri sempre più illuminati politici, sembra proprio che vada di moda il passo del gambero, che, come si sa, consiste in una bella corsetta all’indietro. Alla faccia del “Fare”!
Un emendamento approvato a Montecitorio dalla competente Commissione parlamentare, ma che parolone usato a sproposito, prevede nuove procedure per gli esercenti che offrono, appunto, servizi Wi-Fi. E pensare che tutto era stato già approvato dalla Commissione Trasporti, Poste e telecomunicazioni. “E’ la fine dei cambiamenti promessi”, è stato l’amaro commento di un importante esponente politico che preferisce per il momento l’anonimato per evitare che altra benzina alimenti tra “le Grandi Intese” un fuoco niente affatto sopito.
Ma torniamo al dietro front sul Wi Fi, ora al centro di critiche di tantissimi esperti e addetti ai lavori per far si che l’emendamento venga ritirirato o sostanzialmente modificato prima dell’approvazione alla Camera. Altrimenti, addio alla tanto promessa liberalizzazione, con la creazione di un solco così profonddo tanto da renderci ridicoli agli occhi anche di quesi Paesi nemmeno troppo evoluti.
La norma vuole obbligare il gestore, negozio, ristorante, hotel o bar che sia, a “tracciare” il collegamento dell’utente con misure tecniche complicate e molto onerose. Il rischio è che la retromarcia sul Wi-Fi intenda chiudere molti degli attuali punti di accesso pubblici, spesso gratuiti. Un disastro, insomma, laddove Palazzo Chigi aveva presentato l’originaria norma Wi-Fi del “Decreto del Fare” come la “liberalizzazione del Wi-Fi”, finalmente sottratto agli obblighi che ne avevano rallentato la diffusione in Italia. Un’iniziativa di grande progresso! A questo punto non c’è che da commiserare il povero Enrico Letta costretto ai salti mortali, spettacolo di punta del rinnovato triste circo dei nani e delle ballerine.
Ma già anche la prima norma conteneva parecchi problemi e poteva anche non essere interpretata come un passo avanti rispetto alla situazione precedente. Ora con l’ememndamendo è stato fatto “Bingo”. E’ il pensiero del Garante della Privacy,
Ora il Garante “auspica lo stralcio della norma e l’approfondimento di questi aspetti nell’ambito di un provvedimento che non abbia carattere d’urgenza”. Il punto focale, che crea i veri problemi, è però questo: “Resta fermo l’obbligo del gestore di garantire la tracciabilità del collegamento attraverso l’assegnazione temporanea di un indirizzo IP e il mantenimento di un registro informatico dell’associazione temporanea di tale indirizzo IP al MAC address del terminale utilizzato per l’accesso alla rete internet”. Una cosa complicatissima, con l’installazione di apparecchiature complesse, costose e di difficile gestione.
La patata bollente è finita nell’Aula di Montecitorio. La polemica è forte, e probabilmente tutto finirà in un maxi emendamento prima della conversione il legge del “Decreto del Fare”. “Decreto del Fare”, ma è davvero la paola giusta?
Enrico Massidda