Enrico Letta apre il vertice Ue sull’occupazione mentre dentro e fuori la coalizione di maggioranza è tutto un fervore di discussioni e polemiche sui temi più disparati. Segni evidenti della crisi di questa stagione della politica italiana. Ma non solo! Visto che la questione della disoccupazione chiama allo stesso tavolo, imbandito dal Primo ministro italiano, quattro paesi tra i principali dell’Unione e dell’Europa continentale: Germania, Francia, Spagna, oltre che all’Italia, ovviamente.
Il quinto più importante, la Gran Bretagna, non c’è perché segue logiche economiche e di mercato del lavoro differenti e distinte. E’ diversa anche la sua attitudine nei confronti dell’Unione Europea, cui invece sono particolarmente più legati i quattro interlocutori riuniti a Roma. Sanno, infatti, che anche sulla questione della disoccupazione si gioca in buona parte il futuro dell’Europa. Almeno, dei futuri passaggi su forme più strette di cooperazione ed integrazione. I britannici, questo aspetto lo considerano in un’altra prospettiva ed, ufficialmente, non legano le loro vicende politiche interne solamente alla questione europee.
Il Presidente del consiglio italiano ha anche fatto un accenno critico alle impostazioni della gestione della politica dell’Unione degli ultimi anni. Più indirizzate verso il piano degli aspetti finanziari e dei conti pubblici piuttosto che diretto a sostenere la cosiddetta economia reale ed i livelli occupazionali. I toni accorati di Enrico Letta potrebbero apparire strani e potrebbero spingere persino qualcuno a chiedere polemicamente dove egli si trovasse negli anni scorsi.
Deve però essere considerato che, in effetti, il Presidente del Consiglio è stato all’opposizione in Italia per gran parte della sua attività politica, nell’arco della cosiddetta Seconda Repubblica. Insomma, potrebbe egli rispondere, che può permettersi
Enrico Letta cominciò subito dai suoi primi passi, al momento della nomina a Palazzo Chigi a guardare all’Europa in termini nuovi e più realistici. Lasciò da parte tutti quegli atteggiamenti polemici prevenuti, quelle recriminazioni che, per quanto motivate, poco servono a smuovere le situazioni ed a portarle ad un livello diverso, su cui sia possibile risolverle positivamente.
L’Europa ha i suoi problemi e, del resto, è davvero puerile pensare che un processo di integrazione così rilevante, in cui sono coinvolti paesi e popoli con millenni di identità tanto marcate ed indipendenti alle spalle, possa avvenire a bacchetta e senza che nascano conflitti, scontri e problematiche di ogni tipo. La reazione demagogica, e di fatto impossibile, dello sbattere la porta può far guadagnare qualche prima pagina sui giornali ma non risolve i problemi veri del Paese.
Mentre Enrico Letta si occupa di lavoro e di Europa, i partiti della sua coalizione si stanno cimentando in svariate discussioni sull’Imu, sull’Iva e su tutto il resto delle questioni oggetto delle polemiche degli ultimi mesi.
Se sembra allontanata la possibilità di dover tornare di nuovo in campagna elettorale, c’è comunque da considerare che il tipo di coalizione arrangiata attorno ad Enrico Letta, porta di per sé ad una turbolenza continua. I più estremisti, infatti, debbono pur sempre mostrare uno spirito combattivo e polemico. E’ il prezzo da pagare per restare ancora insieme.
Così, spezzoni di Pd fanno una mini prova di alleanza con Sel e Movimento Cinque Stelle sulla questione degli aerei F35.
In effetti, sembra che qualche tempo fa ci siamo legati un po’ troppo mani e piedi con un progetto che sembrerebbe male inquadrarsi nella nostra tradizionale politica di difesa. Ma il legame sembra essere stato fatto troppo stretto ed ora c’è chi sostiene che ce lo dobbiamo tenere, sia per gli aspetti politici, sia per pesanti norme contrattuali.
Un’altra di quelle decisioni, insomma, di cui ben si conoscono attori e motivazioni, che rientrano nel nostro modo ondivago e superficiale di gestire le grandi linee di sviluppo del Paese, in ogni campo. Speriamo, allora, che il realismo di stampo europeo del giovane Enrico Letta possa segnare una svolta ed una crescita anche sotto questo profilo.
Giancarlo Infante