I risultati elettorali potrebbero allungare la vita del Governo. I ballottaggi favoriscono i candidati del Pd e costringono il Pdl a riflettere perché sembra esaurirsi la spinta che a febbraio fece gridare “alla vittoria” Silvio Berlusconi. A roma ha vinto Ignazio Marino. Si può dire che ha battuto Gianni Alemanno 60 a 40. Il sindaco uscente ha ammesso di aver subito una sonora sconfitta. Come avevamo previsto, ha subito sottolineato il dato dell’astensionismo. Ne ha parlato come se lui non ne fosse in minima parte responsabile. Come tutti gli altri che fanno il suo stesso mestiere. Alemanno ha ringraziato tutti ed ha lasciato la sua poltrona da cui si gode uno dei più bei panorama al mondo.
E’ accaduto quello che sapevano persino tutti quanti i sanpietrini di Roma. Noi di RomaSettimanale.it non ci siamo mai permessi di scriverlo perché non volevamo dare l’impressione di essere schierati da una parte o dall’altra. Per noi sono tutti uguali, anche se su ciascuno abbiamo le nostre opinioni. Che ci teniamo per noi.
Berlusconi, forse, aveva già capito che questa non è ancora la stagione buona per un ponentino romano di centro destra. Anche perché, a causa del terribile astensionismo, non si è presentata molta gente a soffiare nelle vele di quel che restava del vascello di Gianni Alemanno. Cinque anni fa l’ex neofascista fa risalì il Tevere alla Straulino. Poi, arrivarono le prime grane. Quelle provocate da una famiglia “allargata” numerosa, sia privata, sia politica. Quelle provocate da un crescente degrado urbano. Quella mancata da una visione “universale” della città più “universale”, con Gerusalemme, che esiste al mondo.
Portò, così, un po’ di allegria in città per gli ironici commenti che gli avversari scrissero sui suoi trionfanti manifesti. Eppure, sembrava animato da tante buone intenzioni. Voleva presentarsi come il possibile “renzino” del Centro Destra. I suoi piani furono fortemente intralciati dalla frattura netta, chirurgica intervenuta tra Gianfranco Fini ed il Cavaliere di Arcore.
Dopo alcuni giorni di tentennamento, Alemanno puntò decisamente verso la Brianza ed abbandonò il suo vecchio mentore Gianfranco. Arrivò al punto di organizzare una mangiata in una piazza di Roma assieme a Bossi. Tutti e due imboccati da Renata Polverini. Sul tavolo: pajata, polenta e coda alla vaccinara. Un insano connubio gastronomico che i romani non gli hanno mai perdonato.
Si deve riconoscere che, con queste premesse alle spalle, più i guai capitati a gente molto vicina a lui, a causa di alcune decisioni non molto piaciute alla magistratura, Gianni Alemanno ha avuto un grande coraggio nell’affrontare la sfida con un
Con Ignazio Marino sindaco di Roma, il Pd conclude il percorso impostato da Pierluigi Bersani. L’ex Segretario di un partito che arriva primo ma che non vince. Oppure, vince, ma contemporaneamente perde per strada una bella fetta del suo elettorato. Eh sì. Ignazio Marino è eletto con l’imponente sostegno di poco più di un quarto dei romani. Siamo molto lontani dal recente successo alla Regione Lazio di Nicola Zingaretti che si è misurato in una competizione cui, bene o male, ha pur sempre partecipato quasi il 70 per cento degli aventi diritto.
A questo ballottaggio, invece, si è sotto il 50 per cento. Un dato da elezioni britanniche o statunitensi . Non certamente da Roma e da Italia. E’ un affar serio per lo stesso vincitore. Ignazio Marino è sul Campidoglio, da cui potrà gestire un grandissimo potere, e affrontare un mare di problemi, con alle spalle il sostegno convinto di appena una fetta della popolazione con diritto al voto.
Dai risultati che giungono dal resto d’Italia emerge la ripresa dei candidati Pd che sembrano vincere un po’ dappertutto. Persino nelle zone leghiste, i democratici costringono Bobo Maroni a piangere amaramente. Cosa è rimasto della Lega? Il tre per cento? A cosa porterà tutto questo in Via Bellerio e dintorni? Cominceranno a volare le scope? Certo, il risultato di oggi spiega tante cose che si sono sviluppate tra i “lumbard” ed i veneti. In particolare, la linea del sindaco di Verona, Flavio Tosi, che ha fatto chiaramente capire che intende puntare al nuovo.
Giancarlo Infante