Il Governo Letta vara i primi provvedimenti sul contenimento della spesa pubblica a favore dei partiti. Lo fa sostituendosi, di fatto, al Parlamento che avrebbe dovuto, e da un pezzo, intervenire in tal senso. Non è un caso che il testo uscito dal Consiglio dei ministri ha la forma del Disegno di Legge. Seguirà, quindi, i termini temporali e di metodo di esame previsti per proposte analoghe presentabili da deputati e senatori.
La formula del Decreto legge sarebbe stata inaccettabile sotto il profilo procedurale e sostanziale, oltre a rischiare di esporre l’esecutivo ad eccessive contrapposizioni tra eventuali diverse posizioni che potrebbero sempre emergere in Parlamento. E’ una questione che attiene la vita dei partiti ed è giusto che i partiti la esaminino nelle forme più opportune.
Almeno questa forma di “rispetto” nei confronti degli eletti è stata lasciata. Si tratta di vedere se, alla fine, ci sarà anche il rispetto di quello che è il sentire popolare. Del resto erano mesi, se non anni, che la questione dell’eliminazione del finanziamento pubblico dei partiti, cassato da un referendum popolare e riproposto, in pratica, con la voce “rimborsi elettorali” non veniva mai affrontata. Eppure tante erano le denunce che, più o meno sinceramente, si levavano dalle stesse fila dei politici di professione.
L’aspetto relativo alle garanzie interne dovrebbe far superare le ostilità espresse dal Movimento Cinque Stelle nei confronti del provvedimento presentato dai due esponenti Pd del Senato, Finocchiaro e Zanda, perché non riguarda la possibilità del presentarsi alle elezioni, bensì il solo fatto di accedere al minimo dei rimborsi previsti per le spese vive. La novità più importante è sicuramente quella introdotta là dove il contributo pubblico viene sostituito dalle donazioni private con la formula del due per mille.
I partiti, adesso, devono mettere mano alla riforma, in ogni caso. Il Governo Letta, infatti, sia pure con le cautele sopra ricordate, ha in qualche modo legato una parte della sua vita ad una sollecita approvazione di quella che sarebbe la prima risposta alle tante richieste avanzate dalla società civile contro la cosiddetta “casta” dei partiti.
Dalla discussione si dovrebbe, così, passare ad esaminare provvedimenti concreti. Sarà l’occasione per i partiti di dimostrare di avere davvero l’intenzione di risolvere un annoso problema, che ha contribuito ad allontanarli dalla società civile.
Queste voci si levano sia dal Pdl, sia dal Pd. Ma il problema potrebbe riguardare anche le formazioni minori. Credo che ci sarà tutto il tempo per trovare una ragionevole soluzione non destinata ad essere pagata solamente da semplici lavoratori, cui non vanno certo gli stipendi e le prebende degli eletti.
Una notazione del tutto personale, comunque da verificare nel testo completo e, soprattutto, da quello che sarà approvato definitivamente dal Parlamento. Non è sicuramente voluta da nessuno ma la questione degli spazi in televisione rischia di assumere un connotato involontariamente comico. Mi chiedo: ma perché finora in tv i politici non li abbiamo mai visti?
Giancarlo Infante