Il divieto dello smartphone – di Michele Marino
La prima personalità che toccò lo scottante, attualissimo punto relativo al corretto uso dei “social” fu – se non vado errato – Papa Francesco, parecchi anni fa. Vox clamans in deserto …
Da allora sembra che sia passata quasi un’era geologica nel senso che stiamo constatando, giorno dopo giorno, un comportamento degli italiani di ogni età, sesso e ceto che è assolutamente invasivo e smodato. Si cammina spesso guardando l’apparecchio “magico” piuttosto che la strada sia a piedi che in automobile, moto o – peggio – camion e pullman. Del resto, come si sta a tavola a casa, al ristorante o al bar-rosticceria? Idem. Addirittura si va sottacqua immergendosi con un cellulare speciale!
Siamo, dunque, nell’epoca dei “connect people” ma non sappiamo più comunicare e ciò non migliora affatto la qualità della nostra vita, forse la peggiora. E la circolare ministeriale del Merito e della Pubblica Istruzione, pubblicata nello scorso mese di luglio, cade come una mannaia sulla testa e perciò sulla quotidianità di migliaia di giovanissimi studenti e delle loro famiglie, intervenendo il divieto assoluto “per qualsiasi scopo” dello smartphone durante lezioni scolastiche. Misura drastica, condivisibile in linea di principio ed in qualche maniera attesa.
Tuttavia, proviamo a contestualizzare il fenomeno in generale, chiedendoci:
a) i genitori ed i nonni degli scolari fanno un uso moderato o “educato” del cellulare? Vi sono non pochi dubbi in proposito;
b) cosa fanno i media, in particolare la RAI per e-ducare e disincentivare l’uso eccessivo di detto mezzo tecnologico?
c) i politici che esempio danno dall’alto del loro scranno parlamentare, di Palazzo Chigi o della regione dove svolgono un ruolo di autorità? Penso di poter rispondere negativamente tanto per la quantità nell’utilizzo, quanto per la qualità dei motivi che li ispirano, variano dal tifo calcistico ai problemi personali o familiari, fino alle spicciole polemiche a carattere politico.
Sarebbe, quindi, auspicabile che la classe politica si autolimiti e si dia delle regole che impediscano di fatto questo profluvio di infodemia e di polemiche a catena, senza un risultato concreto oltre a quello di mirare a conservare il consenso elettorale di chi ragiona e vota con la “pancia”. Il ministro Valditara ha pronunciato, proprio l’altra sera davanti a Bruno Vespa che la direttiva ministeriale “è un modo per ripristinare la responsabilità individuale e il rispetto delle regole”: una volta tanto potrebbe essere loro stessi a fare da soggetto “pilota” per la svolta educativa in un Paese che sta andando un po’ allo sbando quanto a modus vivendi ed etica pubblica.
Michele Marino