Anche in Brasile perde il sovranismo. Solo l’Italia controcorrente

Anche in Brasile perde il sovranismo. Solo l’Italia controcorrente

Ad uno ad uno perdono le elezioni i personaggi che a livello mondiale hanno rappresentato, in alcuni casi ancora lo rappresentano, il cosiddetto sovranismo. Condito con forte tinte populiste e da un’impronta di liberismo estremo che li ha portati, se non a negare la pandemia, che limitava le persone e le attività economiche, sicuramente a darle una risposta debole ed assumendosi la responsabilità di registrare un numero considerevole di morti in più.

Tre i principali rappresentanti di questa che si potrebbe definire anche una sorta di “internazionale” del sovranismo: Donald Trump, Boris Johnson e Jair Bolsonaro. Il primo a perdere il posto è stato il Presidente statunitense, seguito quasi dall’effervescente Primo ministro britannico e, da poche ore, dal più che conservatore brasiliano. Ironia della sorte, i tre sono stati anche accomunati dall’essere risultati positivi alla Covid-19 dopo aver cercato di sminuirne l’importanza in ogni occasione. A parole e con i fatti, fino a quando la pandemia è stata più forte di loro e li ha costretti a fare precipitose marce indietro. Ma, purtroppo, soprattutto nel caso degli Stati Uniti e del Brasile, il ritardo con cui si è intervenuti ha solo avuto l’effetto di riempire gli obitori.

Nell’immaginario dei sovranisti, dei “no vax” e dei populisti di destra del resto del mondo, i tre, in particolare Donald Trump, sono stati visti come dei punti di riferimento, anche in Europa e in Italia.

In ogni caso, il loro substrato culturale politico di riferimento è in qualche modo lo stesso. E sotto questo profilo non può essere passato sotto silenzio che l’Italia appare in netta controtendenza, visto che il 25 settembre scorso, per quanto minoritaria nel Paese, è stata premiata una linea di populismo sovranista che, adesso, però, può contare solo sulle relazioni con minoranze simili che albergano in Europa e con governi come quelli ungherese di Orban poco più.

La dimensione internazionale che oramai influisce più che mai sulle politiche domestiche costringerà anche il Governo Meloni ad una riflessione.