Scampia, l’Universita’ contro il Regno di Gomorra – di Giuseppe Careri

Scampia, l’Universita’ contro il Regno di Gomorra – di Giuseppe Careri

Taglio del nastro a Scampia: nasce una sede dell’Università Federico II al posto di una delle sette vele abbattuta nel 2003. La nuova facoltà di medicina inaugurata nei giorni scorsi ospita inizialmente un centinaio di studenti che certamente in un futuro prossimo aumenteranno di numero.

La notizia di questa importante novità per una zona lungamente abbandonata a se stessa, ha avuto purtroppo scarso rilievo nelle notizie quotidiane di televisioni, giornali e social, impegnati da mesi a “raccontare” soprattutto la pandemia, la guerra, la crisi energetica, le difficoltà di famiglie e imprese che rischiano di chiudere i battenti se non ci saranno aiuti dall’Italia e dall’Europa. Fino alla giornata di ieri, quando a Palazzo Chigi si è svolta la cerimonia del passaggio della campanella da Draghi a Giorgia Meloni diventata la prima donna Presidente del Consiglio italiana.

In attesa dei primi passi del nuovo governo di centro destra, è bene quindi ricordare le vicissitudini di una zona del sud d’Italia da sempre ai margini della società civile. Negli anni sessanta e settanta, un gruppo di imprese di costruzione intervennero sul territorio di Scampia per risolvere il problema abitativo di centinaia di famiglie costrette a vivere in alloggi di fortuna privi nella quasi totalità dei casi anche dei  servizi igienici. Nel corso di una decina di anni furono costruite ben sette vele, con migliaia di appartamenti di 70/80 metri quadri.

Le costruzioni, un vero e proprio alveare, erano state costruite con una serie di pannelli in cemento armato precompresso, che delimitavano i vari appartamenti attraverso una moltitudine di scale e lunghissimi corridoi. In effetti chi non aveva mai avuto una casa abitabile, le vele rappresentavano allora un discreto passo avanti nella scala sociale.

Per oltre dieci anni i cantieri riuscirono a portare a termine la costruzione di questi appartamenti popolari assegnati subito dopo a centinaia di famiglie.

Risolto il problema dell’appartamento e dei servizi igienici, mancava però di completare l’opera con la creazione di industrie locali e la costruzione di scuole, asili nido, giardini, campi di calcio, negozi, librerie, cinema, teatri che erano il “contorno” necessario per rendere vivibile una estesa zona della periferia di Secondigliano.

Purtroppo, come spesso accade in Italia, ci si limitò alla costruzione delle vele trascurando tutto quello necessario per rendere vivibile un grande quartiere della periferia napoletana.

Ciò significò un lento degrado di tutta Scampia, con la delinquenza minorile costretta a compiere inizialmente piccoli furti per la sopravvivenza. Con il trascorrere degli anni la malavita prese il sopravvento in questo deserto sociale. Iniziò cos’ lo spaccio della droga; lo spaccio fu l’attività criminosa principale di Gomorra. Vendevano droga persino ragazzini di 10-11 anni, privi di una guida familiare abbagliati dal facile guadagno. Paradossalmente le Vele rappresentavano un facile nascondiglio nel caso di operazioni della polizia per colpire lo spaccio della droga. Infatti la configurazione delle vele consentiva a decine di ragazzini di fare le sentinelle nei punti più alti delle vele per avvertire l’arrivo delle forze dell’ordine. Con il tempo si capì che la battaglia di Scampia sarebbe stata persa a vantaggio della camorra e dei suoi traffici milionari di droga che purtroppo coinvolgeva ragazzi privi di un futuro qualsiasi al di fuori della malavita.

Per questa ragione dopo gli anni ‘80 le autorità locali, il Sindaco, la Regione, il Governo nazionale, decisero finalmente di abbattere le vele, e costruire un ambiente idoneo ai ragazzi per risarcirli “moralmente” degli anni di degrado e di sofferenze che hanno dovuto subire per colpe non loro. La costruzione di corsi di laurea in medicina a Scampia è una prima timida iniziativa per risollevare, e ripagare, un’intera popolazione locale che per anni ha sofferto, soprattutto i ragazzi, di sopraffazione fisica e morale lasciando nelle loro menti tracce indelebili per le violenze fisiche subite. Un primo passo è stato fatto. Inutile dire che occorre la riqualificazione della zona tutta, con la costruzione di altre scuole e la creazione di posti di lavoro necessari a tanta povera di gente di condurre una vita più serena.

Per raggiungere questo risultato occorre che anche la televisione, i giornali e i social, raccontino nei loro reportage e nei servizi, oltre la propaganda politica, anche la storia di una società rimasta spesso senza voce.

Giuseppe Careri