I “fantasmi” dinanzi al Governo Meloni – di Michele Marino

I “fantasmi” dinanzi al Governo Meloni – di Michele Marino

Obiettivamente, va detto che il prossimo, futuribile Governo sarà il primo di Destra – esattamente dopo un secolo … – nella nostra storia repubblicana e da ciò conseguono, inevitabilmente, considerevoli pregiudizi sia di carattere storico che ideologici. E soltanto il pragmatismo degli accadimenti confermerà o meno quanto tali pregiudizi siano ingiusti e immotivati.

Quello che di giorno in giorno si va profilando è un governo ibrido o “all’italiana” – né bianco, né nero, grigio – direi tecnico/politico ed antepongo il termine tecnico in quanto sembra che i tre o quattro incarichi ministeriali di spicco saranno conferiti a “personalità di alto profilo”, addirittura “draghiani” e forse uscenti dal governo dimissionario. La maggior resistenza a siffatta “operazione di Palazzo” risulta ad opera della vecchia guardia di F. d’I. per lo più ex “aennini” o ex finiani ed ex “missini” che si stanno ribellando per due distinte, ma cumulabili ragioni: a) ora che tocca a noi, dicono, s’accordano per ritornare a nomine di tecnici! b) incarichi di alto profilo … e noi saremmo di basso-medio livello?!?

In pratica si tratta di ordinari, prevedibili incidenti di percorso che ogni novità nel campo politico o decisionale in genere comporta, trattandosi per lo più di problemi più facilmente superabili. Quello, invece, più arduo è l’atteggiamento ostile e nient’affatto collaborativo del vero perdente di questa tornata elettorale: Matteo Salvini. Accerchiato dai suoi dello “zoccolo duro”, leghista-padano, e poco stimato nel Palazzo, indesiderato al Viminale o altro ruolo di elevata responsabilità. Sarebbe il caso che qualche consigliere (se ne ha almeno uno valido), o amico, o collega intellettualmente onesto gli suggerisca di rinunciare a questo “Karaoke” per dignità personale.

“Last but not the least” – ultimi, ma non meno importanti- sono i problemi oggettivi che rappresentano le difficoltà più serie del momento in cui il Governo Meloni in pectore si sta cercando di edificare. In primo luogo quelli economici e, subito dopo, della politica estera con la necessità di superare l’ormai improponibile “sovranismo”, conciliando la posizione italiana tra le spinte atlantiste degli USA, e una guerra ad oltranza, e la timida linea dell’U.E. aspirante ad un certo autonomismo, tutto da verificare.

Sullo sfondo la Giorgia nazionale vede già affacciarsi il fantasma pandemico e la quarta problematica: quella energetico-climatica. La quale – a mio modesto avviso – è forse la materia più ostica, in cui la Destra italiana (ed anche europea) è meno preparata, poco predisposta culturalmente ad affrontarla con una visione organica e adeguata alla serietà dei rischi che si prospettano, se non saremo capaci di restituire resilienza alle nostre comunità territoriali.

In fin dei conti, dobbiamo esser fiduciosi che, pure stavolta, il nostro Paese uscirà fuori dal tunnel in qualche modo, anche se dobbiamo chiederci se e come la “sorella d’Italia” più amata (nonostante l’assenteismo in notevole aumento) riuscirà a superare “l’esame di maturità” cui si sta impegnando a sostenere.

Michele Marino