Il gas ci fa ricordare del Mediterraneo

Il gas ci fa ricordare del Mediterraneo

L’evidente insostenibilità dalla dipendenza energetica dalla Russia supplisce alla mancanza di lungimiranza e all’aver abbandonato la vocazione mediterranea dell’Italia. Il trentennale della cosiddetta Seconda repubblica ci ritrova in larga parte depotenziati internazionalmente. Forse anche perché non abbiamo più voluto essere presenti come sarebbe stato necessario nel bacino che un tempo fu il “Mare nostrum”. Carenze culturali della nostra classe politica, oltre che degli altri spezzoni che formano la nostra complessiva classe dirigente, si sono sommati al cosiddetto “conto della serva”: il gas di Putin è diventato più conveniente e così l’abbiamo privilegiato rispetto a quelle fonti a noi più vicine che, però, adesso, ci servono più che mai.

Adesso, anche il Ministro della difesa, Lorenzo Guerini, dice che la nostra sicurezza dipende dalla stabilità del Mediterraneo. Forse torniamo ad essere internazionalmente un po’ più adulti?

Fino al 2013, era l’Algeria a fornirci più gas che ogni altro con 22,584 miliardi di metri cubi . Ma da quell’anno in poi, la Russia con 28,988 miliardi di metri cubi l’ha soppiantata in cima alla lista dei fornitori. Ma liberarci dalla dipendenza da Mosca che attualmente assicura il 40% del nostro fabbisogno ( siamo secondi solo alla Germania tra i grandi paesi europei) non è impresa facile. I nostri ministri sono volati fino al Qatar e, persino, nella Repubblica del Congo, ma per nostra fortuna forse è stato trovato maggior ascolto da parte della dirimpettaia Algeria dove Mario Draghi e il Presidente dell’Eni si sono recati poco più di un mese fa per poi ricevere la visita a Roma del Presidente algerino. Abdelmadjid Tebboune si è portato dietro i dirigenti della Sonatrach, l’equivalente del nostro “cane a sei zampe”. Così, siamo certi che riceveremo dalla riva sud del Mediterraneo più gas attraverso il gasdotto Transmed. Secondo gli esperti si potrebbe pensare ad un incremento del trasferimento del gas tra i cinque e i dieci  miliardi di metri cubi in più.

E’ evidente che l’incremento della distribuzione del gas nord africano non è questione solo italiana visto che quell’approvvigionamento farà comodo anche ad altri nostri partner europei. In un contesto che, comunque, non appare né semplice né lineare, anche per ciò che riguarda il fronte diplomatico.

Perché l’Algeria, che dopo la liberazione dalla presenza francese ha sempre seguito una linea da paese “non allineato”, coltiva delle buone relazioni diplomatiche e di collaborazione in campo energetico proprio con la Russia. Non è un caso se, il 2 marzo scorso, in occasione del voto delle Nazioni Unite sulla risoluzione statunitense di condanna dell’invasione dell’Ucraina i rappresentanti di Algeri si astennero assieme a quelli di altri 34 paesi. Inoltre, i rapporti con altri paesi europei non sono affatto sereni. Con la Spagna in particolare pesa il conflitto del Sahara occidentale, altra terra ricca di prodotti minerari importanti e che da anni divide Algeria e Marocco. E’ proprio recente lo stop da parte algerina alla fornitura di gas agli spagnoli dopo la decisione di quest’ultimi di sostenere la posizione dei marocchini.

Niente è facile nella vita e la via diplomatica richiede a volte dei contorsionismi non facili da eseguire, soprattutto se si è smesso di allenarsi adeguatamente al riguardo. Ma la soluzione migliore non è certo quella di girarsi dall’altra parte come abbiamo fatto per decenni su molto di ciò che riguarda le rive del Mediterraneo.

Alessandro Di Severo