L’informazione, tra conflitti, fame, sanità – di Giuseppe Careri

L’informazione, tra conflitti, fame, sanità – di Giuseppe Careri

Secondo i dati pubblicati dal Ministero della Salute, nelle ultime 24 ore sono poco meno di 19 mila i nuovi contagi da Covid 19, mentre i decessi sono stati 66, 40 in meno dei 105 del giorno precedente. In leggero calo i ricoveri ordinari negli ospedali e quelli in terapia intensiva. I tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus sono stati quasi 200 mila. Dei 17 milioni di contagi da Covid e dei 166 mila decessi avvenuti in Italia dall’inizio della pandemia se ne parla ormai troppo poco, sia nei programmi televisivi che nella carta stampata. Ma i riflettori sulla sanità in generale è necessario tenerli accesi per illustrarne i lati positivi ma anche le aberrazioni di chi approfitta della poca vigilanza.

In questi ultimi tre mesi “l’onore della cronaca” sulle pagine dei giornali e della Tv è riservata quasi esclusivamente alla guerra in Ucraina, ai morti, gli stupri, le devastazioni del territorio, alla fuga di milioni di cittadini dal proprio paese, e poi il continuo risalto della propaganda a dispetto della verità e, infine, al problema del rischio alimentare, di far morire di fame milioni di persone a causa del blocco delle esportazioni del grano dall’Ucraina soprattutto in Africa e nel resto del mondo. E’ di ieri la notizia del Presidente del Consiglio Draghi e dell’Unione Europea di trovare una soluzione per lo sminamento del porto di Odessa per consentire alle navi di trasportare il grano nel resto del mondo. Nei colloqui con Putin e Zelensky, Draghi sta tentando una difficile mediazione che porterà avanti nei prossimi giorni all’interno dell’Unione Europea. Lo scopo è di far partire milioni di tonnellate di grano nei paesi che ne hanno assoluta necessità per la propria sopravvivenza di tanta povera gente.

La sanità, dunque. Negli Istituti fisioterapici ospedalieri, l’Ifo, un Ente pubblico per la malattia dei tumori e la riabilitazione, 89 persone sono state indagate per false timbrature dalla Procura di Roma. Gli avvisi di garanzia sono arrivati a infermieri, medici, impiegati e tecnici accusati di aver lasciato il posto di lavoro per i motivi più diversi, dalla spesa al mercato, al cappiuccino al bar, alla partita a tennis. I furbetti del cartellino sono stati scoperti dopo l’installazione di TV a circuito chiuso che riprendevano coloro che approfittavano per fare i loro comodi.

Quello che colpisce maggiormente di questa storia amara, è veder abbandonare il posto di lavoro e lasciare un paziente oncologico magari senza cura in momenti particolari della giornata. Il periodo su cui sta indagando la magistratura risale ormai all’ottobre del 2018 fino al giugno del 2019.

Ai furbetti del cartellino, un “vizietto” tutto italiano, si aggiunge spesso la crisi dei pronto soccorso dove pochi medici e infermieri sono costretti a turni massacranti per assistere i pazienti che soffrono per le patologie più disparate. Anche questo è tipico della natura italiana: nei posti operativi, anche quelli essenziali, spesso gli operatori sul campo sono insufficienti, mentre alle loro spalle magari c’è un numero di impiegati addirittura in sovrannumero. Ciò avviene negli ospedali pubblici, come nelle strutture operative della televisione, nei quotidiani, nelle autostrade, in strutture pubbliche in genere. Ma, per fortuna, in Italia abbiamo anche eccellenze che ci invidiano soprattutto all’estero.

In questi giorni ho seguito il ricovero di un’anziana signora nel pronto soccorso della struttura ospedaliera Universitaria Sant’Andrea di Roma. La donna, sofferente per una grave infezione e per una caduta rovinosa in casa, è stata presa in carico al pronto soccorso la mattina e, nel corso dei primi accertamenti diagnostici, è stato possibile fare subito una tac che ha permesso ai medici di valutare la gravità della paziente e di trasferirla immediatamente nel reparto di nefrologia dove è stata subito visitata dagli urologi.

L’Ospedale Universitario Sant’Andrea è un grande edificio di oltre 10 piani sorto nel 2001; è situato tra il raccordo anulare, via di Grottarossa e la  via Flaminia. Il reparto di Nefrologia, diretto dal Prof. Paolo Manè, è abbinato a Endocrinologia ed Ematologia e vi sono ricoverati circa trenta pazienti. In questo corridoio luminoso vi sono stanze ampie per due persone assistite da medici, infermieri professionali, Operatrici Socio Sanitarie, specializzande/i. Nel corso della giornata è possibile osservare con discrezione l’operosità di ognuno di loro, di Miriam, Fabio, Ferdinando, Carola, Pamela e tanti altri che si prodigano per la cura dei pazienti, soprattutto dei più sofferenti. Spesso assisti ai loro interventi fatti con delicatezza, il loro sorriso,  più spesso con le loro parole di conforto.

Anche in questo reparto, così efficiente, a volte il numero delle infermiere e delle Operatrici Socio Sanitarie sono insufficienti, ma la loro professionalità, il loro sorriso incoraggiante e la loro dedizione al malato, compensa quasi sempre la difficoltà del momento di gran parte dei pazienti ricoverati.

Giuseppe Careri