Le incrinature del “fronte” russo e di quello Nato

Le incrinature del “fronte” russo e di quello Nato

Grande il rilievo per le difformità di posizioni espresse dal Presidente dell’Ungheria, Viktor Orban, che con la sua posizione continua a bloccare il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, e dunque l’avvio della sospensione degli acquisti di petrolio, e quelle del Presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, in merito all’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato. Ma non è che sull’altro fronte Vladimir Putin possa dire di contare su tutti i suoi più stretti alleati

Ieri, infatti, il vertice dell’Organizzazione del Trattato per la sicurezza collettiva (C.S.T.O.), una mini Nato delle aree della Russia e dell’Asia centrale, che riunisce sei stati post sovietici, Russia, Bielorussia, Armenia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan, ha assistito ad un grande silenzio sulla questione Ucraina. Solamente Aleksandr G. Lukashenko, il padre padrone della Bielorussia, si è esplicitamente schierato dalla parte di Putin. Che le cose con gli altri quattro membri non vadano è stato proprio Lukashenko a rivelarlo nel momento in cui ha rimproverato il Governo kazako d’ingratitudine ricordando cosa è stato fatto dal C.T.S.O. nel gennaio scorso quando i paesi alleati sono intervenuti per sostenere le attuali autorità di Astana dopo l’esplosione di importanti proteste popolari.

Quella di Lukaschenko verso gli alleati è stata una vera e propria reprimenda rimproverati di non aver fornito un grande sostegno in occasione dell’applicazione delle sanzioni da parte degli occidentali. E questo sotto gli occhi di Putin che aveva riunito i suoi alleati in una delle magnifiche sale del Cremlino. Il Presidente bielorusso ha ammesso senza mezzi termini che la solidarietà tra gli alleati della Russia non esiste, come del resto già dimostrato in occasione del voto alle Nazioni Unite dello scorso 2 marzo. Ha persino aggiunto che l’Unione europea agisce unitariamente in modo “monolitico” e, così, mancando l’unità i paesi del C.S:T:O. rischiano di essere “solo schiacciati e fatti a pezzi”.