Donna angelo del focolare – di Giuseppe Careri

Donna angelo del focolare – di Giuseppe Careri

E’ uno degli stereotipi più comuni della donna italiana degli anni 50 /60. Era questo  il sentimento della gente comune nel considerare la donna casalinga soprattutto nelle zone più povere e periferiche delle città. All’epoca la giovane televisione italiana descriveva il carattere, le caratteristiche e il mondo del genere femminile. Era il periodo dove resisteva il patriarcato, l’uomo forte, il lavoratore e sostentatore di una famiglia spesso molto numerosa. Ci vollero anni perché la società italiana mutasse per diventare una nazione moderna. E’ un percorso lungo attraversato da avvenimenti a volte traumatici prima di cambiare una mentalità risalente alla fine della seconda guerra mondiale.

Gli anni sessanta, con il miracolo economico, fecero un balzo in avanti nella modernità e nel cambiamento dei costumi. Il miracolo economico, la migliore disponibilità economica anche dei ceti popolari permise alla popolazione di uscire dal guscio della casa, di viaggiare, acquistare elettrodomestici e capi di abbigliamento. E poi la contestazione giovanile, i figli insofferenti del padre padrone che disponeva della loro vita, delle amicizie, del loro percorso da intraprendere nella società. In particolare chi era sottoposto a una sorveglianza più serrata erano le donne. Ma, fortunatamente, il mondo non è mai fermo.

Insieme alla contestazione giovanile arrivarono le riforme sociali e lo smantellamento del matrimonio attraverso il referendum del 1974 che sancì definitivamente la possibilità di divorziare anche in Italia.

Ci fu poi una riforma della Corte Costituzionale del 1975 che modificò finalmente anche il diritto di famiglia fermo al lontano 1942. La riforma del Diritto di Famiglia del 1975 fu il detonatore del cambiamento; per la prima volta viene sancita la parità uomo/donna. La condizione della donna muta radicalmente; è stata abolita infatti la figura del capofamiglia, che rimane solo ai fini anagrafici, e la donna e l’uomo hanno pari diritti e doveri. Fu per certi versi la fine del patriarcato, dell’uomo padre padrone.

Un riconoscimento alla donna dopo tanti anni di subordinazione ad essere legata solo alle faccende domestiche, alla cura dei figli e del marito. Solo casa, dunque, il lavoro fino ad allora era ad appannaggio degli eletti, dell’uomo – padrone.

Il diritto di famiglia con la legge 151/1975 fu, dopo il referendum sul divorzio, un altro passo avanti nella parità uomo donna. Il divorzio e la legge sul Diritto di Famiglia furono il primo passo verso la scappatoia legale delle donne di fuggire spesso da una famiglia imperniata sulla violenza del partner dalla quale sembrava non ci fosse rimedio. Si poteva, ad esempio, uccidere la moglie o farle violenza per tradimento senza per questo subire una condanna adeguata.

Nell’agosto del 1981 la legge 442 cancellava dal codice penale italiano il delitto d’onore e il matrimonio riparatore. Nella precedente legge numero 587 del 1957, invece, Il danno all’onore di un uomo veniva considerato una attenuante all’omicidio di una donna e di chi avesse perpetrato con lei la condotta “disonorevole”.

Il codice penale di allora prevedeva: “Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni”.

Dalle ultime due date, il 1975 con il diritto di famiglia e il 1981 con l’abolizione del delitto d’onore, la donna assume più autonomia, finalmente inizia a lavorare, a sognare traguardi professionali fino ad allora ad esclusivo beneficio degli uomini. E’ solo un primo tratto della storia della donna angelo del focolare.

Inizia così una nuova era, nuove iniziative, prospettive più rosee per la donna e per il suo avvenire professionale. Sono gli anni in cui le famiglie hanno meno figli, il benessere entra in tante case e anche le donne finalmente ne possono usufruire per soddisfare i loro bisogni familiari e professionali.

Ma è anche un’epoca dove la violenza sulle donne, prima semi nascosta nelle buie case, entra nelle cronache giornalistiche e nelle iniziative dei gruppi femminili, che iniziano le loro battaglie per la difesa della donna.

Malgrado le conquiste sociali le donne sono esposte maggiormente al rischio di subire violenza di genere rispetto agli uomini; lo dichiara la convenzione di Istambul, il trattato sottoscritto da 47 paesi nel mondo, approvato poi dal comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa nel 2011 e recepito dall’Italia nel 2013.

Il documento condanna ogni violenza sulle donne compresa quella domestica e riconosce come l’uguaglianza di genere sia un elemento chiave per prevenirla. Nel articolo 17 la convenzione di Istambul riconosce ai giornalisti l’impegno per un’informazione attenta, corretta e consapevole del fenomeno della violenza di genere e delle sue implicazioni culturali, sociali e giuridiche. Ma la strada da percorrere per una effettiva uguaglianza uomo/donna è ancora troppo lunga.

Secondo i dati delle Nazioni Unite, nell’informazione radio, stampa, tv, internet, le donne sono ancora sotto rappresentate nelle notizie di tutto il mondo. In uno studio del 2015, sempre delle Nazioni Unite, risulta che la popolazione nel mondo è rappresentato dal 50% da donne e 50% da uomini, ma  nelle news, radio, stampa  e Tv, le donne sono rappresentate al 24%. Cosi pure su Twitter e Internet dove il valore delle donne si assesta al 26%.

Le donne sono entrate purtroppo in ritardo nel mondo del lavoro, della cultura e della politica. Ma è vero anche che oggi in molte parti del mondo le donne fanno parte della leadership del loro paese. Occorre per questo continuare a dare loro più visibilità. Anche per dimenticare un mondo patriarcale, a volte di violenza, in cui le donne casalinghe rappresentavano “l’angelo del focolare”.

Giuseppe Careri