30 anni fa Tangentopoli – di Giuseppe Careri

30 anni fa Tangentopoli – di Giuseppe Careri

E’ il 17 Febbraio 1992. Il socialista Mario Chiesa, Presidente del Pio Albergo Trivulzio, un ospizio di fine settecento, viene ammanettato in flagranza di reato per concussione dai carabinieri mentre intasca una tangente di 7 milioni di lire ricevute da un imprenditorie di Monza che lo denuncia perché stanco delle continue richieste di tangenti. L’operazione per incastrare il presidente dell’albergo per anziani era stata concordata con il giovane Magistrato Antonio Di Pietro, all’epoca 42enne, e dal Capitano dei carabinieri Roberto Zuliani. E’ la prima pietra che fa scattare l’inchiesta giudiziaria chiamata con fantasia da un cronista Tangentopoli.

E’ un terremoto che spazza via, in poco più di due anni, un’intera classe politica della Prima Repubblica grazie all’azione giudiziaria, alle confessioni, al carcere cautelare e ai suicidi di politici e imprenditori.

La bufera che ha investito l’ingegnere capo del Pio Albergo Trivulzio è solo l’inizio di una guerra dichiarata dal pool di Mani Pulite, alla corruzione  e alle tangenti di imprese a favore dei partiti.

Il pool di Mani Pulite è composto da alcuni giovani magistrati d’assalto; ne fanno parte Antonio Di Pietro, Gherardo Colombo, Piercamillo Davigo, Francesco Greco, Gerardo d’Ambrosio. Capo della Procura di Milano è Saverio Borrelli che coordinerà tutte le inchieste relative al finanziamento illegale dei partiti.

L’ingegner Mario Chiesa, il “mariuolo”, come lo definì Bettino Craxi, dopo alcuni mesi di carcere cautelare cominciò a vuotare il sacco, coinvolgendo decine di politici e imprenditori all’epoca sulla cresta dell’onda. Fu una stagione di arresti e indagati lunghissima; secondo una tabella riportata dal quotidiano La Repubblica, a Milano furono indagati ben 4.520 persone tra imprenditori e politici, 3.200 rinviati a giudizio e 1280 le condanne. Le indagini effettuate dal Pool di Mani Pulite coinvolsero i media e gran parte della popolazione italiana che applaudì ad ogni azione giudiziaria dei magistrati. L’attività criminosa riguardava principalmente il finanziamento illegale dei partiti e i fondi neri.

Tanti furono i leader politici e tesorieri di partito indagati, tanti i nomi eccellenti entrati nella rete dei magistrati di Milano condannati poi in Cassazione.

Il 2 maggio del 1992 arrivò, infatti, un avviso di garanzia agli ex sindaci socialisti di Milano Carlo Tognoli e Paolo Pillitteri, così pure a Severino Citaristi della Democrazia Cristiana che ricevette in quegli anni oltre settanta avvisi di garanzia. Uno tsumani. Ma le indagini e le inchieste del Pool sembrano non avere fine. L’inchiesta di Mani Pulite fa da sfondo a un mondo politico e imprenditoriale corrotto, incapace di auto rigenerarsi.

Alcuni politici e imprenditori non reggono allo scandalo. Il 2 settembre del 1992 il parlamentare socialista Sergio Moroni si suicida. Prima scrive una lettera al Presidente della Camera Giorgio  Napolitano proclamandosi innocente.

Ma la scia dei suicidi non trova tregua. Il 20 luglio del 1993 Il Presidente dell’Eni Gabriele Cagliari viene arrestato e rinchiuso nel carcere milanese di San Vittore. Rimane recluso per 154 lunghissimi giorni. La mattina Gabriele Cagliari, il presidente del più grande gruppo siderurgico italiano, viene trovato morto nel bagno di San Vittore con un sacchetto di plastica legato alla testa e al collo.

Passano tre giorni dalla morte di Cagliari, e un altro suicidio eccellente scuote la politica e l’imprenditoria italiana. La tragedia si svolge nell’antico palazzo Belgioioso di Giuseppe Piermarini finito di costruire nel 1787. Alle sette del mattino il maggiordomo scopre riverso sul letto Raoul Gardini, il dirigente e patron del gruppo Ferruzzi/Montedison. Raoul Gardini si era sparato un colpo di pistola alla tempia, una circostanza mai del tutto chiarita.

L’inchiesta giudiziaria di Mani Pulite è inarrestabile. Furono costretti alle dimissioni per un avviso di garanzia il segretario del Partito Repubblicano Giorgio La Malfa e Renato Altissimo segretario del Partito Liberale che ammise di aver ricevuto un finanziamento illegale di duecento milioni. Le inchieste giudiziarie non risparmiarono nemmeno il partito comunista che all’epoca cambiò il nome in PDS. Primo Greganti, Il compagno G, venne arrestato per una tangente di 600 milioni ricevuta dal gruppo Ferruzzi.

Ma l’intera azione giudiziaria di Mani Pulite non si ferma, incoraggiata dai cittadini che diventano anch’essi protagonisti di un periodo storico. Dopo la morte del parlamentare socialista Moroni, viene indagato anche Bettino Craxi, già Presidente del Consiglio e Segretario del Partito Socialista.

Dopo la non autorizzazione a procedere contro il Segretario del Partito Socialista, la Tv mostra a tutti gli italiani l’uscita di Bettino Craxi dall’Hotel Raphael sommerso dalle monetine lanciate da centinaia di cittadini furiosi contro la corruzione dei politici. Un’immagine rimasta indelebile nell’immaginario collettivo.

Come pure le udienze e gli interrogatori nel tribunale di Milano trasmesse dalla TV dove depone Arnaldo Forlani, all’epoca Segretario della Democrazia Cristiana; il potente politico democristiano è come impaurito, risponde con fatica e difficoltà alle domande del magistrato.

Sempre in TV, Bettino Craxi, interrogato da Antonio Di Pietro, risponde quasi con fierezza alle domande del Magistrato, sostenendo che tutti i partiti erano a conoscenza del finanziamento illegale. Una deposizione drammatica piena di suspence come si vede spesso solo nei film.

In una di storica seduta in Parlamento Bettino Craxi parlò apertamente del finanziamento illegale ai partiti e, con coraggio, accusò tutti i parlamentari presenti. Disse: “Buona parte del finanziamento politico è irregolare o illegale… Non credo che ci sia nessuno in quest’aula, responsabile politico di organizzazioni importanti, che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo”.

Il Pool di Mani Pulite è riuscita a scoprire la corruzione e la concussione di politici e imprenditori anche grazie ai cittadini che appoggiarono con entusiasmo la loro azione giudiziaria. La fine dei partiti della prima repubblica a seguito di Tangentopoli si consumò definitivamente alle elezioni del 1994 dove si presentò per la prima volta un giovane imprenditore proprietario di un impero televisivo che presto sarebbe diventato Presidente del Consiglio: “L’Italia è il paese che io amo”, disse quando annunciò il suo ingresso in politica. Il resto è storia dei giorni nostri.

Giuseppe Careri