Mancano tra i 200 e i 300 mila infermieri

Mancano tra i 200 e i 300 mila infermieri

Il 17 esimo Rapporto Crea Sanità (CLICCA QUI) ci dice che nei prossimi anni ci sarà un fabbisogno di circa 230-350mila unità professionisti della salute per rispondere alle necessità della popolazione italiana. Cosa che fa dire al “Nursing Up”, Sindacato Infermieri Italiani che il ” futuro della sanità italiana appare decisamente a tinte fosche, pieno di ombre e di pochissime luci, guardando con occhio clinico, come da sempre fa il nostro sindacato, ai nuovi dati, non poco preoccupanti, che emergono dall’ultimo Rapporto Crea Sanità”.

Denunciato soprattutto “il desolante quadro della carenza infermieristica che appare, lo denunciamo da mesi e mesi, come una piaga sempre più difficile da debellare in una sanità che rischia solo di peggiorare le sue già acute patologie”.

Sono, infatti, 63mila gli infermieri ufficialmente mancanti all’appello, anche se secondo il sindacato si tratta in realtà di 80-85mila unità mancanti che, alla luce della situazione creata dal diffondersi della pandemia, potrebbero far giungere ad un deficit da colmare di 100 mila operatori.  Cifre che confermano le grida d’allarme lanciate da tempo su una situazione diventata ancora più drammatica e che finisce per far ricadere sulle spalle degli operatori sanitari, a rischio della loro vita, il peso della pandemia.

Il senso di tutto questo che ricava il sindacato di settore è che “non c’è futuro per la sanità italiana senza infermieri!”. I dati Ocse 2021, raccolti nel rapporto “Health at Glance” fanno emergere che l’Italia è ad uno degli ultimi posti nel rapporto infermieri ogni mille abitanti, solamente 6,2, mentre invece il nostro Paese è uno di quelli che ha una delle più alte percentuali per la presenza di medici.

Secondo Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, siamo di fronte ad “una disparità inspiegabile, ma soprattutto pericolosa, alla luce di ben altre problematiche che si aggiungono ad una situazione che ha già superato la soglia dell’emergenza, e che merita oggi, doverosamente, di essere posta all’attenzione dell’opinione pubblica, anche rispetto a un pericoloso “immobilismo”, da parte chi dovrebbe porre rimedio, costruire piani strategici e concreti, e invece sembra guardare inerme e indifferente “il palazzo che traballa”, rischiando di crollare inesorabilmente».

Molti gli elementi che concorrono al permanere di questa situazione. In particolare, devono essere considerate le violenze nelle corsie ai danni degli operatori sanitari, la scarsa valorizzazione della categoria, gli stipendi tra i più bassi d’Europa, la fuga delle giovani eccellenze verso paesi in grado di offrire migliori prospettive economiche e di carriera, le continue dimissioni volontarie di professionisti che solo nei primi sei mesi del 2021 hanno superato quota duemila unità. Non si deve dimenticare anche il fenomeno del demansionamento, e cioè infermieri costretti a fare gli autisti o, addirittura, le pulizie.

CV