Celentano e la televisione che semina odio – di Cassandra M. Verticchio

Celentano e la televisione che semina odio – di Cassandra M. Verticchio

E’ un bel pezzo che la televisione italiana può essere dichiarata l’ammalata d’Italia. Pessime le lottizzazioni in Rai, che niente hanno a che vedere con quel pluralismo per cui si fece la legge di riforma del 1975, e che per decenni, fino a pochi anni fa, ha consentito  di vedere telegiornali abbastanza decenti diffusi da chi ha il compito di assicurare il servizio pubblico. Non parliamo poi delle cosiddette televisioni commerciali. Queste, non solo subiscono un controllo politico altrettanto stringente, ma soprattutto non hanno remore nel solleticare il peggio del peggio di quello che propina la società contemporanea: individualista, consumista, sempre pronta allo scontro per lo scontro, alla faziosità o al seguire i più banali luoghi comuni offerti dal cosiddetto “pensiero dominante” o da quelli che dicono di volersi opporre al “mainstream” ma che, poi, finiscono per offrirne uno uguale e contrario.

Particolarmente preoccupante è la trasmissione di “talk show” nella maggior parte dei casi trasformate in rissa continua con il fondato sospetto che si tratti, spesso, se non di scontri organizzati, ma certamente studiati e solleticati nell’illusione che ciò aumenti la benedetta audience che, a dispetto della qualità, costituisce l’unica cosa che sembra ormai interessare direttori di rete e autori. Sembra che senza insulti una trasmissione che si rispetti non riesca a restare a galla.

Su queste questioni si è letteralmente scatenato Adriano Celentano che con grande semplicità ha espresso delle valutazioni sociologiche di rilievo andando a toccare il rapporto tra televisione e società civile. Celentano ha detto quel che pensa in realtà la più ampia parte degli spettatori raziocinanti e ancora in grado di farsi una propria opinione. Egli ha preso particolarmente di mira i “talk show” sostenendo che i loro conduttori  sonoi maggiori responsabili di tutto questo odio che invade le strade“. Con la sua oramai proverbiale ironia, ha sostenuto che “dal comando supremo di Provocata-Pandemia è stato emesso un nuovo bollettino di guerra, il quale ci informa che il vero pericolo dei contagi, oggi come oggi, sembra non dipendere tanto dal virus quanto da certi insidiosi esseri chiamati interruttori“.

A suo avviso si tratta di  “bestie docili al vedersi, ma i loro artigli sono a dir poco micidiali. Essi si presentano come ospiti sotto forma di esseri umani pronti a distribuire la loro rabbia (molto spesso con la bava alla bocca) nei vari talk show“….  Individui chiamati apposta per parlare sopra a chi (con pacatezza) dice cose sensate, in modo che l’onda nera dell’odio sgorghi come un fiume in piena nelle case degli italiani“.

Secondo Adriano Celentano èchiaro che non lo fanno apposta. La loro è solo pura ignoranza. Pericolosa, ma ignoranza”. La conclusione? Il possibile ritorno del “Molleggiato“: “Ecco perché, sempre di più, sto maturando l’idea di tornare in televisione. Perché la vostra non è televisione. La vostra è solo un misero schermo scolorito, pieno di voi stessi. Per fare televisione bisogna essere rock…e voi purtroppo siete lenti…“.

Forse, più che farlo tornare sul piccolo schermo per una trasmissione, potrebbe essere un’idea nominare Celentano ” Super commissario alla televisione, pubblica e privata”… almeno per un po’ di tempo.

Cassandra M. Verticchio