La ripresa e le sue insidie – di Guido Puccio

La ripresa e le sue insidie – di Guido Puccio

L’economia vola e la ripresa economica italiana è più forte del previsto. La conferma è venuta dalla Nota di aggiornamento di settembre del Documento di Economia e Finanza (DEF) approvato dal governo martedì scorso.

La crescita prevista del PIL sarà del 6% : un numero che da tempo non conoscevamo considerato che prima della pandemia eravamo praticamente fermi .Per avere almeno una idea, sarà bene ricordare che negli ultimi vent’anni la crescita massima era stata del 2% e che, dopo anni anche con segno negativo, nel 2019 l’aumento era inchiodato allo 0,3.

L’espansione è in atto in tutta Europa e ciò che questa volta  sorprende è il balzo della industria manifatturiera italiana che registra incrementi superiori a quella tedesca e a quella francese.

Si sapeva che dopo il lock-down avremmo assistito a una ripresa: un semplice “rimbalzo” secondo i pessimisti o un vero e proprio boom, sia pure di durata non ancora prevedibile, quale invece pare sia  quello in corso.

Come in tutti gli eventi rilevanti, e questo della forte ripresa italiana certamente lo è, si nascondono sempre insidie che chiamano in causa la capacità di governare la crescita. Ne indichiamo almeno tre di particolare attualità sui quali vale certo la pena di riflettere.

  1. Il lavoro. Durante la pandemia abbiamo perso 800.000 posti di lavoro e sino ad oggi la ripresa ha consentito di recuperarne meno della metà. Ciò che deve far pensare non è tanto il recupero non ancora sufficiente ma la prevalenza dei nuovi posti di lavoro che sono Sarà un segno dei tempi o l’urto della globalizzazione, ma la provvisorietà del posto di lavoro fa venire meno le certezze e le garanzie di continuità con tutto quanto ne consegue nelle aspettative dei giovani, delle donne, delle famiglie, della società giusta.
  2. I rincari delle materie prime e dell’energia. Le normali aspettative di tensioni nei prezzi dopo il lock-down sono state letteralmente travolte. Petrolio, gas, alcune tipologie di acciai registrano aumenti che hanno sfiorato il 200% e sono seguite le altre: rame, stagno, zinco, polietilene, legno, cellulosa, grano e giù sino a coinvolgere la catena alimentare.

I motivi sono sempre riferibili all’aumento della domanda, violenta e concentrata, e in un primo tempo sospinta dalle esigenze delle imprese di ricostituire le scorte. Ma ben presto sono riapparse le tecniche di “bargain hunting”, la caccia alle occasioni speculative senza regole.

Le conseguenze si verificano a cascata:  le imprese hanno maggiori costi che non sempre riescono a scaricare sul prezzo del prodotto; le famiglie vedono ridursi il loro potere di acquisto. Per non dire delle spinte inflattive sino ad oggi contenute ma pur sempre pericolose.

  1. La crisi delle catene di approvvigionamento. Non è solo l’effetto del forte incremento della domanda. In questo caso c’è anche l’impatto specifico del settore ovvero la disponibilità di navi e di container che gli armatori avevano tenuti in ormeggio durante la pandemia per attenuare le perdite. Con la ripresa non si è proceduto subito a ripristinare le capacità di trasporto nel timore delle varianti della pandemia.

Inoltre il mercato sta spingendo la ripresa nell’area del Pacifico penalizzando l’Europa e il Mediterraneo. Sempre per avere almeno una idea di  cosa stia succedendo è sufficiente sapere che il costo di trasporto di un container dall’Asia all’Europa, che prima della crisi sanitaria era di 1.000 $ oggi è schizzato a 10.000 $. Anche il trasporto su strada è in sofferenza e non solo per effetto della Brexit, come le cronache di questi giorni confermano, ma soprattutto per le difficoltà di disporre di manodopera per i grandi mezzi ( in Italia l’ 85% delle merci viaggia su strada ).

A fronte di queste disfunzioni che insidiano la ripresa c’è il rischio che nel dopo covid si verifichi quanto è stato profetizzato durante la pandemia, ovvero che non saremmo più tornati molto presto come prima.

Il lavoro precario più diffuso; il costo impressionante dell’energia che espone l’Europa ai rischi non più conosciuti dopo la seconda guerra mondiale; la catena di approvvigionamenti con i pericoli di discontinuità delle forniture, sono vicende che possono cambiare la realtà della vita quotidiana anche in costanza di crescita economica.

Guido Puccio