La “libera uscita” della Lega

La “libera uscita” della Lega

In molti si sono meravigliati di quanto accaduto ieri alla Camera dove la Lega ha finito per votare con Fratelli d’Italia contro il provvedimento sul “green pass”. Per giustificare la meraviglia, si fa riferimento alla precedente decisione del partito di Salvini di ritirare, così come hanno fatto tutti i partiti di maggioranza, gli emendamenti presentanti al testo governativo votato a suo tempo all’unanimità dal Consiglio dei ministri. In realtà c’è poco da meravigliarsi. Comunque, non noi di Politica insieme, visto che si potesse giungere a questo lo si scrisse subito all’indomani della nascita del Governo Draghi ( CLICCA QUI ).

In ogni caso, c’è stato un putiferio generale e, ovviamente, la diffusa constatazione che Salvini continua ad offrire la versione “double face”: da governo e da opposizione  che i più malevoli potrebbero tradurre nella formula ” uomo da spiaggia e da riviera” che la Treccani spiega significhi privo di scrupoli e capace di adattarsi a ogni circostanza, di cavarsela in ogni situazione”.  In effetti, Matteo Salvini se l’è cavata sostenendo che, tanto, il comportamento della Lega significa “zero” conseguenze per la tenuta del Governo.

Giulio Andreotti, se fosse lui a Palazzo Chigi, probabilmente parlerebbe di “libera uscita” e lo farebbe, forse, con un misto di fastidio e di tolleranza. La tolleranza la esibirebbe dinanzi alle telecamere delle televisioni, il fastidio riservatamente ai collaboratori. E’ probabile che lo stesso accada all’attuale inquilino di Palazzo Chigi .

La tolleranza viene dal fatto che un governo come quello che c’è, con le logiche della politica che oggi ci sono, non può escludere di andare  avanti a colpi di maggioranze variabili. In particolare sui temi più scivolosi, su cui, a ben guardare, è proprio difficile mettere insieme Pd, Lega e 5 stelle.

Salvini ne da una versione particolare con quello “zero” conseguenze per il Governo. Sotto sotto, questa cosa può andar bene anche a chi oggi si strappa le vesti e dice di valutare un comportamento del genere non all’altezza dell’affidabilità richiesta a dei partner di governo. Chissà se su altri provvedimenti il metodo non potrebbe tornare utile.

Viene da chiedersi se a farne le spese non sia, invece, la cosiddetta ala “governativa” della Lega. Anch’essa, come Draghi, costretta a riconoscere che è Salvini quello maggiormente in grado di mettere o di togliere la spina del Governo. Guardando all’altro lato, c’è da domandarsi cosa stia pensando Giorgia Meloni mentre vede questo pendolo salviniano che le si avvicina, e poi si riallontana. La speranza potrebbe essere quella che non sia animato da un moto perpetuo e far durare queste oscillazioni molto a lungo.

Un pò lo stesso vale per Silvio Berlusconi. Nonostante Salvini abbia lasciato felpe e tenute da spiaggia, elegante come si presenta adesso in tv, il capo di Forza Italia penserà sempre a quello della Lega come a un “ruspante”? Se è vero che una volta così lo dipinse.

E’ comprensibile che Salvini si debba inventare sempre qualcosa stretto com’è tra Giorgia Meloni che gli soffia i voti di destra, tra Claudio Borghi  ed altri dei suoi che saldano il “novaxismo” con l’antieuropeismo, tra Giorgetti che fa il governativo e tra la Padania che non può andare all’opposizione del Governo da cui si attende la distribuzione di un bel po’ di miliardi di Euro.

Al di fuori di questo quadretto ci siamo noi. Costretti ad affidarci solo … alla Divina Provvidenza.