I licenziamenti e le conseguenze per il Lavoro e il Paese – di Alberto Mattioli

I licenziamenti e le conseguenze per il Lavoro e il Paese – di Alberto Mattioli

Licenziare fa sempre tanto  male. Licenziare è una parola greve di responsabilità per chi lo fa e per chi lo subisce. Significa togliere il sostentamento persone e famiglie, significa togliere la dignità. Significa togliere il diritto primario se è vero, come è vero, che il diritto è la persona come postulava Antonio Rosmini. E se è vero che la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro, licenziare è in fondo un atto incostituzionale. E se il licenziamento viene comunicato di punto insieme bianco con una semplice e-mail o sms, è ancora più odioso e vigliacco. Questo è ciò che accade al giorni nostri.

Certo, l’attività economica e il lavoro sono inevitabilmente legati al rischio dell’andamento dei mercati, ma licenziare dovrebbe essere l’ultimo atto da farsi dopo aver esplorato tutte le possibili alternative per evitarlo. Non pare sia così oggi dove invece il -capitale umano- pare derubricato a mero costo e quindi primaria leva per aggiustare i conti.

La sana concezione liberale dell’economia nella sua concezione originaria non era disgiunta dal senso di responsabilità e moralità dell’agire.  Luigi Einaudi docet. Il grande economista Federico Caffè denunciava il carattere predatorio della sovrastruttura finanziaria e sosteneva “ È sempre il costo del lavoro il grande imputato e la causa ultima cui viene ricondotta, nel nostro paese, la carenza di competitività” e quindi  “al posto degli uomini abbiamo sostituito i numeri e alla compassione nei confronti delle sofferenze umane abbiamo sostituito l’assillo dei riequilibri contabili.”

Peraltro una sana e forte economia poggia sulla quantità di lavoro che riesce a creare perché per vendere occorrono i compratori, che ci sono se lavorano sennò non consumano. Il fenomeno è accentuato dall’attività mordi e fuggi di multinazionali che operano nei paesi a seconda di convenienze di breve periodo e indifferenti al rapporto e responsabilità verso i territori e comunità in svolgono l’attività. Ora se certamente è utile e necessario attrarre capitali esteri è altresì indispensabile evitare che di punto in bianco un’ impresa possa abbandonare i lavoratori e abbandonare un territorio. Ancora più grave se questo avviene quando un’azienda non è in crisi.

Porre condizioni preventive di modalità e tempi alle aziende che intendono lasciare l’attività nel nostro paese non è una violazione della libertà di  mercato ma una giusta tutela delle persone e delle comunità ovvero in definitiva della ricchezza dello Stato che tra l’altro usualmente favorisce con incentivi gli insediamenti produttivi. È una questione globale che va anche affrontata in sede europea con accordi di cooperazione fra stati e tutte le categorie. Perché nessun paese oggi sfugge a queste circostanze cannibali. Lavoro per tutti deve essere un grande obiettivo di civiltà dall’Europa perché, oltre che giusto, assicura stabilità e vantaggi per tutti.

Alberto Mattioli