Usa: riparte il confronto con la Cina, dal Sud est asiatico

Usa: riparte il confronto con la Cina, dal Sud est asiatico

La vicepresidente Usa, Kamala Harris,è giunta nel Sud est asiatico e lo ha fatto con un duro discorso contro la Cina accusata di intimidire la gran parte dei paesi che si affacciano sul Mar Cinese meridionale. La vice di Joe Biden ha fatto il discorso da Singapore, prima di recarsi in un paese che a lungo fu acerrimo nemico e, persino, causa di una delle più sfortunate vicende militari statunitensi: il Vietnam.

Gli Stati Uniti tornano ad insistere su uno dei tanti punti cruciali nei rapporti con la Cina, quello appunto del Mare Cinese meridionale che richiama le necessità di Pechino di avere una piena libertà di movimento nel Pacifico sia per questioni militari, sia per il fondamentale traffico commerciale che riguarda i cinesi. Lo fanno attraverso la Harris sostenendo che quelle cinesi sono “rivendicazioni illegali” che minano ” l’ordine basato sulle regole e minacciano la sovranità delle nazioni”.

Anche se il mondo intero continua a seguire le vicende di Kabul, è evidente che i leader di Washington sono già andati oltre con loro piani di lunga scadenza che, più che mai, ruotano attorno ai rapporti con la Cina. La Harris, evidentemente in piena sintonia con il suo Presidente, del quale ha condiviso le decisioni sull’abbandono dell’Afghanistan, da lei definite “giuste”,  rassicura tutti i paesi del Pacifico  portando un messaggio chiaro: l’abbandono dell’Afghanistan non significa un generale disimpegno americano, ma solo il superamento dell’idea d’imbarcarsi in guerre destinate a durare decenni e di concentrare, invece, tutte le energie per contenere  la crescente influenza economica della Cina.

Mentre Joe Biden non raccoglie gli inviti dei paesi europei in materia di Afghanistan, la sua amministrazione s’impegna a ricercare la massima collaborazione possibile con quelli dell’area indo -pacifica e del sud est asiatico che, evidentemente, tornano ad assumere un ruolo sempre crescente nella valutazione dell’interesse statunitense.